Il (non) senso di anticipare il voto. Parla Franco Antoci

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Una data che potrebbe avere diverse chiavi di lettura, quella inizialmente individuata dalla Giunta regionale per le elezioni amministrative e provinciali. Per meglio capire cosa potrebbe accadere dopo l’esito del voto del 24 febbraio, e a questo punto in vista del voto per le amministrative che Crocetta aveva tentato di anticipare al 21 e 22 aprile, abbiamo richiesto l’intervento dell’ex Presidente della Provincia regionale di Ragusa Franco Antoci.

 

In modo inusuale, la Giunta Regionale si è lanciata nell’indicare la data delle elezioni amministrative e provinciali in Sicilia per il 21 e 22 aprile. Una data un po’ scomoda?

Più che inusuale direi a sorpresa, specialmente dopo che, a livello nazionale, era stata fissata la data del 26 e 27 maggio; vero è che siamo una Regione a Statuto Speciale e possiamo operare autonomamente per i nostri Enti Locali, ma la nostra specificità andrebbe usata per cose più importanti e vitali per la Sicilia e non tanto per differenziarci su queste cose.

 

Considerando che, come è ben noto, si attenderà l’esito delle elezioni nazionali del 24 febbraio per verificare gli assetti politici e partitici e anche maggioranze e nuove alleanze, i tempi potrebbero esserci se si dovesse confermare la data di fine aprile?

I tempi sarebbero molto stretti, poiché per votare ad aprile, già a metà marzo dovrebbero essere pronte le liste dei candidati e per quelle appartenenti a partiti e movimenti non rappresentati all’ARS, occorrerà anche procedere alla raccolta delle firme; vi sarebbe quindi una difficoltà politica e una difficoltà operativa.

 

Perchè la Sicilia avrebbe anticipato di oltre un mese la data delle elezioni amministrative e provinciali rispetto le indicazioni date dal Governo nazionale che le ha fissate per il 26 e 27 maggio con relativi turni di ballottaggio a due settimane?

La motivazione, a mio parere, non potrebbe che essere politica; il nostro Presidente spera evidentemente di ottenere un discreto successo per le sue liste alle amministrative, legandolo al risultato delle politiche e, comunque, prima che finisca la “luna di miele” con la pubblica opinione. Non vedrei onestamente altre plausibili ragioni per questa anticipazione.

 

Ma come diceva lei, in quello stesso periodo l’Ars non dovrebbe varare la finanziaria, la prima del Governo Crocetta?

E’ vero. Il Governo Regionale ha chiesto e ottenuto dall’ARS quattro mesi di esercizio provvisorio (scadenza 30 aprile) per il voto della Finanziaria e del Bilancio e appare quindi assolutamente contraddittoria la delibera approvata dalla Giunta Regionale per votare in aprile. Il periodo della campagna elettorale vedrà sicuramente impegnati i Deputati regionali che, contemporaneamente dovranno essere presenti in aula per il Bilancio!

 

Qualora la data di aprile dovesse poi essere posticipata, per forza di cose, cosa si prefigurerebbe sullo scenario politico della Provincia regionale di Ragusa e in ciascun Comune ibleo chiamato a rinnovare l’esecutivo?

Certamente, come precedentemente detto, i risultati delle elezioni politiche daranno vita ad una nuova mappa del consenso nella nostra provincia e quindi un tempo maggiore consentirebbe di avere un margine più ampio per le intese politiche nei comuni ed alla Provincia; i nostri Enti devono poter godere di un largo consenso democratico con governi locali capaci, in un momento di grande difficoltà sociale e di crisi finanziaria, non solo di assicurare stabilità istituzionale, ma anche di perseguire concrete possibilità di sviluppo.

 

In quasi un anno già trascorso né il governo nazionale né quello regionale sono stati nelle condizioni di assumere un provvedimento definitivo sul futuro delle province, ed intanto Ragusa ha un commissariamento. Quali conseguenze ha avuto per il territorio?

La riforma delle Province è stata spacciata dal governo nazionale come la panacea per combattere sprechi e risolvere chissà quali problemi; nei fatti ci si è resi conto che i risparmi sono irrisori e viceversa diventa grave lo scombussolamento dell’assetto istituzionale del nostro Paese; è per questo motivo che il Governo, dopo tanti proclami si è preso una pausa di riflessione rimandando al prossimo Parlamento la soluzione di questo problema. Nell’attesa di quanto potrà accadere, le Province dove si doveva votare sono state commissariate con il Presidente della Provincia uscente: si è così, almeno, assicurato un minimo di continuità amministrativa e di rappresentanza democratica. In Sicilia la storia è diversa e sicuramente peggiore, poiché l’ARS, su input del governo Lombardo, ha approvato una legge ad hoc per commissariare la provincia di Ragusa e non con il Presidente uscente, ma bensì con un dirigente regionale a riposo. Ribadendo ancora una volta la stima e l’affetto personale per il nostro Commissario, devo comunque, ovviamente, notare che ha dovuto affrontare un necessario periodo di “apprendistato” sia per i problemi in gioco, sia per la conoscenza della macchina amministrativa provinciale. Un commissario è comunque un uomo solo che, da un lato, non deve rispondere ad alcun organismo collegiale politico, ma dall’altro non può averne il democratico conforto (e questo in un momento di grave crisi finanziaria gli fa portare il peso di dolorose decisioni). Mi auguro che adesso, finalmente, la Sicilia riacquisti in positivo la sua dignità autonomistica e trovi la giusta soluzione per garantire un sacrosanto risparmio nelle spese, ma anche la corretta rappresentanza democratica dei territori e delle loro esigenze.

 

Guardando più da vicino la sua posizione, si potrebbe prefigurare un suo ritorno a Viale del Fante?

Teoricamente, essendoci stata una interruzione dopo i due mandati consecutivi, penso che ciò sarebbe possibile, ma come è a tutti noto, tra la teoria e la pratica c’è sempre un bel po’ di differenza!

 

Da esponente di partito, se oggi l’Udc dovesse stringere alleanze in vista dei nuovi appuntamenti elettorali per la Provincia e nei Comuni quali sarebbero più naturali e consone?

E’ questa una domanda alla quale in questo momento non posso rispondere. Siamo in piena campagna elettorale e quindi si capirà meglio, dopo la sua conclusione, quali possibili alleanze e quali equilibri politici potranno attuarsi. Vi è ancora da precisare che per un Ente Locale, conteranno molto i candidati a Sindaco o Presidente, più che la loro appartenenza politica, saranno importanti la loro credibilità e la capacità di aggregazione.