Nichi Vendola a Modica: “La politica non è un Carnevale”

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Ha parlato quasi un’ora, dal palco di piazza Matteotti, dove la gente è rimasta – nonostante il gelo e qualche minuto di pioggia – incollata alla sua lunga, sciolta e colta affabulazione.
Nichi Vendola, che più volte aveva in passato toccato la Provincia, ha fatto tappa per la prima volta nella città della Contea, accompagnato dal capolista di Sinistra Ecologia e Libertà al Senato, Francesco Forgione, già presidente della Commissione parlamentare antimafia: “Votare SEL in Sicilia – ha detto Vendola – vuol dire riportare al centro il tema della legalità, in una terra che troppe volte si è affidata agli incantatori di serpenti. A partire da qui, il cambiamento si produce quando cresce la coscienza collettiva innanzitutto rispetto a questo valore”.

Vendola sa bene che l’esito del voto in Sicilia sarà determinante per il centrosinistra, se la coalizione tra Pd e Sel vuole ottenere una maggioranza autonoma: “Il voto a Sel è una polizza di assicurazione per ancorare a sinistra questa coalizione – ha detto infatti – per farla vincere pienamente e per poter finalmente avviare la svolta verso una Italia sociale e una Europa sociale. Questo non è un appuntamento solo per l’Italia, si gioca una partita europea: abbiamo la possibilità costruire un asse Italia-Francia, dare all’Europa una guida progressista e capovolgere l’egemonia di destra che ha portato l’Europa al disastro. Ci sono 30 milioni di disoccupati, che in altri momenti hanno aperto la strada alla deriva fascista”.

Senza questo tipo di maggioranza, e rispetto all’ipotesi di un accordo di Bersani con Monti, Vendola è sin troppo chiaro: “I programmi mio e di Monti sono come due treni che vanno in direzioni opposte: e io non posso salire su un treno che va a nord, se voglio andare a sud, o su un treno che va a ovest, se voglio andare a est. Nessun problema personale tra noi, ma certo una incompatibilità politica: Monti partecipa in Europa a un club che pensa che dalla crisi si possa uscire solo tagliando il welfare. Noi preferiamo pensare di fare come Roosvelt in America: non togliere diritti sociali, ma dare diritti sociali; aprire cantieri e dare lavoro. Al Premier e ai suoi ministri vorrei, anzi, dire alcune cose. Quando fate qualcosa che ferisce la carne viva della gente, non dite che lo fate per i giovani: perchè quando alzate l’età pensionabile, loro devono rinviare di anni l’ingresso nel mondo del lavoro. E quando parlate di riforma del lavoro, non chiamatela così: perchè state dando questo nome non al miglioramento, ma al peggioramento delle condizioni di vita della gente. E così oggi, nella nostra scintillante modernità, la povertà è tornata al centro delle questioni“.

Ma, più ancora che a Monti, non potevano mancare i riferimenti a Berlusconi: “È un triste Carnevale, questo, e mi riferisco a quello del confronto politico. Berlusconi ci presenta, da imbonitore, il riassunto delle puntate precedenti: sentiamo parlare di lotta contro le tasse dall’uomo che ha portato l’Italia al livello più alto di prelievo fiscale”.

Ma quello che gli sta più a cuore è il tema degli investimenti su istruzione e cultura: “Per vent’anni hanno scommesso sull’arretramento e sulla analfabetizzazione di massa. Ora c’è bisogno di investimenti culturali e in modo specifico di investimenti sulla cultura: in Italia chiudono le biblioteche e i musei, l’Arena di Verona rischia di non fare la stagione lirica, Pompei è tenuta come è tenuta, Cinecittà la stanno trasformando in un centro commerciale. Così ci stiamo suicidando”.
Sogno un Paese che recuperi la decenza e il decoro”, ha concluso Vendola: “Al Carnevale di Berlusconi mancava la battuta sulla Bindi e ieri ha fatto anche questa. Abbiamo abitato in un paese in cui i commenti salaci del genere maschile sul genere femminile sono diventati il linguaggio pubblico e la scelta del linguaggio ci dice sempre del livello di civiltà che abitiamo. Voglio vincere non solo per liberare l’Italia dalla precarietà e dalla paura, ma anche per abbattere il muro della volgarità che ci ha asfissiato in questi anni. L’Italia è stata un paese ipocrita, con una classe dirigente ipocrita (vizi privati e pubbliche virtù): sogno un Paese libero da tutto questo”.