Storia d’Onore del Carnevale a Modica nel 1867

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Probabilmente era il 3 marzo del 1867, una bella e festosa domenica di Carnevale…

Quella  sera si  sarebbe tenuto il veglione al Teatro Garibaldi a cui avrebbe partecipato tutta la crema della città e le più belle e affascinanti donne della Contea: libere e maritate, ma soprattutto intrigantemente mascherate …
La maschera, le maschere… Pirandello stava per nascere e  il gioco delle parti nella terra di Sicilia poteva ben far valere il detto latino “semel in anno licet insanire” (una volta l’anno è lecito uscire di senno) e il Carnevale era allora più di oggi il tempo in cui tutti erano  autorizzati a non rispettare le convenzioni, quasi che si fosse altre persone.

Un rito liberatorio e in qualche modo rivoluzionario… e fu rivoluzione a Teatro.
 
Animi giovani e bellicosi, ufficiali e nobili pronti a battersi  per il sorriso di una ignota maschera o addirittura per la concessione di un ballo…
Quanti fremiti e sussurri tra il volteggiare delle sete e delle organze, quanti sussulti e brividi negli sguardi velati tra maschere, coriandoli e ventagli.
Un lancio di stelle filanti poteva divenire un cappio dorato, per ottenere un rapido cenno d’intesa, mascherato anch’esso da gioco innocente.
In questo ambiente il gioioso Ballo in incognito acquistava valore di conquista e l’ambiguo gioco poteva trasformarsi in un affronto.
 
E così avvenne: nel mezzo della festa tra una polka e un valzer, gli animi di alcuni tra gli invitati si accesero come le gote delle dame e fu lanciato il guanto di sfida per un duello tra due dei più generosi rampolli della Modica Bene del tempo: il Marchese Tedeschi (ancora solo Marchese, poi diventerà Colonnello) e Raffaele Poidomani-Moncada Barone, massone, focoso e burbero nobile che diventerà poi nonno del più famoso omonimo scrittore.

Tutto scattò per la gelosia del giovane Marchese che vide l’entourage delle sue dame  “preso amabilmente d’assalto” da un gruppo di giovani che erano collocati nei palchi in alto  e che da questi erano scesi in platea a invitare più volte le dame in polke e valzer …i cahiers da ballo delle signore furono pieni di anonimi cavalieri mascherati che di fatto emarginarono il Marchese.
A questo punto il giovane Marchese, sentendosi in qualche modo umiliato, provò a conoscere l’identità dei cavalieri obbligandoli con parole e gesti allo svelamento delle loro  identità con la richiesta di togliersi le maschere adducendo il divieto per gli ospiti dei palchi di invitare le signore mascherate senza conoscerne il titolo… al rifiuto di questi per simili pretese il Marchese lanciò il guanto di sfida …che Raffaele Poidomani raccolse.

Tutto questo è documentato da un carteggio che il Marchese e i suoi secondi Giovanni Ragusa e Colameo Liutpoldo hanno stilato ed inviato il 5 marzo del 1867  a Raffaele Poidomani Moncada per giusta soddisfazione della “partita d’onore”….ma – ed è qui il vero mistero della faccenda – il duello tanto voluto  …non fu eseguito. il giorno 5 marzo, infatti, dai secondi del Marchese venne  recapitata una lettera a Raffaele Poidomani in cui si dava tempo 3 giorni per presentare testimoni e secondi, successivamente Poidomani chiese una proroga di altri 3 giorni in quanto non era  riuscito ancora a trovare i padrini, proroga che verrà accordata ma che anch’essa non verrà onorata per mancanza di uomini d’onore che vollero prendere parte attiva alla vicenda.

Il Carnevale era passato e con esso i fumi di una serata allegra dove forse si era passato il segno solo per farsi belli agli occhi di qualche dama …resta però singolare e interessante la risposta che ebbe a dare Clemente Poidomani, interpellato dal Tedeschi per essere suo secondo, che cercò di riportare a miti consigli gli animi dei contendenti mediando con familiarità ed amicizia tra le parti, “che insomma – sembra – che non avesse commesso delle indecenze” rifiutando l’incarico, in quanto diviso tra un carissimo amico e un prossimo parente.

Questo “particolare” senso dell’onore insieme alla licenziosità sottintesa in un semplice invito al ballo sono cose per noi quasi incredibili. Ma rileggerle nei documenti come possiamo fare guardando i carteggi della storia, esposti alla Locanda del Colonnello a Modica Alta, dove lo sguardo dell’oramai attempato Colonnello Tedeschi ci guarda dall’alto del suo dipinto, ci danno il senso dei valori e  dei principi di una epoca su cui varrebbe la  pena riflettere.
 
Quindi alla fine potremmo dire, parafrasando Orazio: Dulce e desipere in loco. “E’ cosa dolce ammattire (ma…) a tempo opportuno, fermandosi in tempo per non produrre altri guai.
Se uno dei due nostri nobili cavalieri avesse avuto la peggio, la storia di Modica sarebbe stata diversa …e tutto, come sempre, per lo sguardo di una dama.