La Sicilia dei gourmet. 235 “bandiere del gusto” per le specialità tipiche

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Questa volta la Sicilia non comanda la classifica delle bontà. E nella graduatoria delle “Bandiere del gusto” si piazza al decimo posto, con 235 riconoscimenti. Così almeno ha stabilito la Coldiretti, che ha stilato l’elenco sulle specialità alimentari tradizionali nazionali, in un’assemblea a Roma.

Strano che l’isola si sia fermata soltanto al decimo posto, mentre sul podio sono arrivate Toscana (in vetta con 463), la Campania (429) e il Lazio (386). In totale, le specialità alimentari tradizionali sono 4mila e 813.

Per ciò che riguarda la Sicilia, il primato delle specialità spetta alle paste fresche e ai prodotti della pasticceria e della confetteria, che sono ben 82. Si va dalle classiche paste di martorana alla testa di turco, dai taralli alla pignolata di Messina al tipico sfincione palermitano. Sono 65 i prodotti vegetali molti dei quali racchiudono il nome del paese di produzione identificando le aree regionali. È il caso, tra gli altri, del pomodoro seccagno di Paceco, la patata di Siracusa, la fragolina di Ribera.

Vasto anche il “menu” dei formaggi che rappresentano il fiore all’occhiello della zootecnia. Anche qui si spazia dai caci figurati, realizzati da caseari esperti i cui segreti vengono tramandati da anni, al formaggio di capra padduni prodotto nell’Agrigentino. Non mancano anche i condimenti come il sale marino naturale, anch’essa una produzione unica del Trapanese.

Una varietà di piatti e cibi che, non solo in Sicilia, ha difatti  cambiato gli stili di vita e le priorità dei turisti.
Complice la crisi,  il mangiare è diventato la principale voce della spesa turistica, finendo anche davanti all’alloggio. E il sorpasso è storico: è la prima volta, come evidenzia l’indagine Coldiretti/Ixè sulle vacanze “Made in Italy nel piatto”.
Qui si evidenzia che nell’estate 2014, i 24 milioni di italiani in vacanza destinano alla tavola la cifra record di 4,9 miliardi per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per acquistare cibo e prodotti eno-gastronomici.

“Si tratta” sottolinea la Coldiretti “di quasi un terzo (31,1%) del budget complessivo destinato alle vacanze mentre l’alloggio assorbe poco meno del 25% del totale, seguito dalle spese per acquisti abbigliamento, calzature e oggetti vari e da quelle per attività ricreative, culturali e di intrattenimento nonché per i trasporti”.