D’Alema c’è, il pubblico no. Il Partito Democratico paga il prezzo della disunità

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Illustri gli ospiti che hanno aperto la prima festa provinciale dell’Unità, voluta dal segretario Giovanni Denaro e dalla segreteria. Sul palco Marco Zambuto e Fausto Raciti, rispettivamente il presidente ed il segretario regionale del Partito democratico, hanno auspicato ad una rotta nuova del Pd, basato sul senso di comunità. Anche Denaro ha ribadito l’importanza di uscire dalle stanze del partito per tornare in piazza, tra la gente.
Venerdì pomeriggio ai Giardini iblei non c’era certamente la folla delle grandi occasioni, meno di 200 persone hanno seguito l’intervista di Angelo Di Natale a Massimo D’Alema, il quale ha esordito parlando di tematiche internazionali, sulla base dell’esperienza di presidente della Fondazione per gli studi progressisti europei. Relativamente alla situazione italiana ha affermato: «L’Italia del 2014 è un paese che fatica ad uscire dalla crisi, in cui c’è molta sofferenza ed ingiustizia sociale, in cui è cresciuto il divario tra Nord e Sud. Si continuano a registrare dati negativi, di decrescita del Pil e di calo dell’occupazione. Un Paese che ha bisogno di trovare il suo cammino e di rilanciare le sue energie». Sul calo degli iscritti al partito commenta: «Ci si preoccupa più di organizzare iniziative di corrente – ha ribadito – che non invece di organizzare il partito. Ci sarà una direzione nazionale lunedì, in cui discuteremo proprio di questo, cercando i rimedi».

foto (4)Nella prima delle tre giornate di festa, il clima ha risentito del velenoso comunicato rilasciato dai sette circoli del Pd dell’area iblea che ribadiva la totale “disunità” del partito, nonostante la facciata. «Io non voglio parlare di chi è contro – ha commentato Giovanni Denaro – oggi importanti dirigenti nazionali e regionali hanno aderito alla nostra iniziativa per dare un contributo fattivo ad una terra che rappresenta il fiore all’occhiello della Sicilia, che è stata un motore economico trainante. Noi siamo i “ragazzi del fare”, coloro i quali sono stati chiamati a trainare il partito democratico. Stiamo andando avanti e non ci interessa chi continua a remare contro. Con questo comunicato offendono il Pd, offendono tutti i tesserati. Non ho capito cosa ci stanno a fare ancora dentro al partito se sono così contrariati».
Di politica regionale, che inevitabilmente si intreccia a quella locale, parla Raciti. «La situazione all’Ars non è certamente cambiata, il Pd si ritiene autonomo da questa esperienza di governo. Posizioni molto diverse ci contraddistinguono, fino a questo momento, in assenza di novità significative. Non mi riferisco a ragioni legate ad uno, due o quattro assessorati – sottolinea – è evidente che il governo regionale non riesce a dare una risposta a problemi sempre più grandi che la Sicilia attraversa, come il completamento della riforma delle provincie, il quadro dei conti regionali ed i deficit strutturali». Scendendo sul locale, e quindi con riferimento alla volontà di ingresso dell’onorevole Nello Dipasquale nel Pd, Raciti è chiaro: «Fino a questo momento c’è una richiesta, peraltro non formalizzata, da parte dei parlamentari del gruppo Megafono di aderire al gruppo del Pd. Questo avviene in presenza di un movimento che non si scioglie, che già è una contraddizione, ma che anzi riconferma la propria presenza nei Consigli comunali separata dal Pd. Io credo che questa valutazione, come dicono i nostri regolamenti, vada lasciata saggiamente al gruppo parlamentare all’Ars».