Giovani “combattenti 2.0”, in fuga dalla disperazione

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LO SCURO

“Clochard laureato: a 28 anni dorme sotto i portici”.
– “Imprenditore disperato si dà fuoco”.
– “Rapina per pochi euro”.
“Di giorno agricoltori, di sera spacciatori”.
“Armati di spranghe rapinano un pub”.
– “Induzione al suicidio: denuncia mediatica contro il mal governo di un imprenditore disperato”.
– “Emergenza ‘disperazione’: due suicidi in pochi giorni”.

Sono solo alcuni degli innumerevoli titoli tratti dalle cronache recenti, nazionali e locali. Episodi dettati dalla disperazione economica dilagante e sono relative soltanto al primo mese dell’anno.
Non coinvolgono solo persone classicamente dedite alla criminalità, ma anche uomini comuni, persone “perbene”, che rispettano le leggi e la morale comune e si comportano onestamente, fino a che l’orlo del vaso non trabocca.
A quel punto, rabbia accumulata, delusione, malcontento profondo possono seguire la via della disperazione.
La dignità lesa, il sentirsi calpestati nel rispetto e nella dignità personale è un’esperienza bruciante e dolorosa, che può condurre così a gesti estremi: tentativi di suicidio, delinquenza dilagante, spaccio di sostanze illecite, rapine, gesti vari disperati dettati dal desiderio di uscire dal tunnel dell’impotenza e della sofferenza.

 

IL CHIARO

Dall’altra parte della medaglia esiste però una piccola percentuale di “combattenti fortunati”: sono coloro che non si sono dati per vinti e si sono re-inventati.
Sono coloro che non si sono arresi alle prime risposte negative, che non hanno deposto le armi in seguito ad un licenziamento dopo anni di servizio, che hanno iniziato a “mordere” il mondo dopo un fallimento imprevisto o comunque inevitabile.
Sono giovani, ma anche meno giovani, che, un po’ costretti dalle condizioni attuali, un po’ desiderosi di rivalsa o di riscoprire ciò che è andato quasi perduto, non restano in attesa che qualcosa cambi e, piuttosto, ritornano ai vecchi mestieri ormai abbandonati, riscoprendo, ad esempio, il sapore e l’odore della campagna.
Ma ci sono anche coloro che, nell’epoca denominata della “generazione 2.0”, non si lasciano soltanto impigrire o alienare dal web e dalla vita virtuale.
Una parte di quei “nativi digitali”, infatti, sfrutta nuove competenze (quasi come se fossero nati con dna mutato!), originalità, entusiasmo (talvolta anche un pizzico di ingenuo ma sano ottimismo) per costruire ex-novo un’attività legata al mondo delle nuove tecnologie, inventando applicazioni, programmi e quant’altro.

Non è, di certo, facile reinventarsi, o trovare le forze per pensare o immaginare una start-up innovativa, seppur nella semplicità, ma, per una volta, questa rubrica ha voluto fornire il suo piccolo contributo capovolgendo il consueto chiaro/scuro, come per lasciare come ultimo sapore, il retrogusto della speranza.