Se lo Statuto comunale di Ragusa serve a mescolare le carte nel PD

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La scelta dei renziani Mario D’Asta e Mario Chiavola di votare favorevolmente la modifica dello Statuto comunale, aderendo alla proposta della maggioranza e di Movimento città, è al centro di polemiche e riflessioni interne al Partito democratico. Il “sì” dei due consiglieri, determinante al fine dell’approvazione dell’atto e giunto in assenza del capogruppo Giorgio Massari, non è stato condiviso dal circolo “Pippo Tumino” che, attraverso una nota a firma del presidente Gianni Lauretta, sottolinea come l’atto approvato abbia di fatto diminuito da subito il diritto di rappresentanza dei cittadini e quindi la democrazia dentro il Consiglio comunale.

Dispiace che i consiglieri del Pd, assumendo una posizione del tutto personale, mai concertata, condivisa o quantomeno preannunciata, con il circolo Pippo Tumino, o con i componenti della lista che li ha eletti, siano stati determinanti per arrivare ai 2/3 necessari alla modifica dello statuto aiutando i grillini nella mistificatoria azione che, sotto l’apparenza di moralizzazione della politica, cela il desiderio di eliminare il dissenso. Questo, crediamo, intendeva il sindaco dichiarando in conferenza stampa “tolleranza zero” alle opposizioni. Con i consiglieri del Pd siamo d’accordo sulla necessità di ridurre i costi della politica, ma anziché votare per ridurre la democrazia, potrebbero, per esempio, dare un grosso segnale riducendosi lo “stipendio” in continuità con i primi a ridursi lo stipendio nella storia del comune di Ragusa che erano proprio i loro amici e compagni del Pd eletti nella scorsa legislatura (Calabrese, Tumino, Massari, Lauretta e Barrera).

Diversa ma altrettanto piccata la lettura di Angela Barone, vice segretario provinciale del Partito democratico, che sottolinea come il voto di giovedì sera in Consiglio abbia posto fine ad una anomalia statutaria che durava da fin troppo tempo. “Giusto e doveroso correggere un sistema già privo di senso sin dalla sua istituzione, ma da qui a proclamarsi grandi riformatori ce ne passa!“, esclama Angela Barone, la quale ricorda che:

Non si tratta di una riforma epocale, come qualcuno l’ha definita, ma di un semplice doveroso adeguamento dello Statuto, rispetto al quale qualcuno dei novelli riformatori-rottamatori, nell’immediato passato ha omesso di intervenire, visto che l’ultima modifica statutaria è datata ottobre 2010, Dipasquale Sindaco, e che nulla all’epoca fu disposto, ma anzi ha contribuito alla proliferazione dei gruppi consiliari.

Chiara l’allusione agli ultimi ingressi nel PD ibleo, fattore che non mancherà di evidenziare le divisioni di un partito dalle mille contrapposizioni interne.