Nuove norme e vecchi problemi

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2 (4)Ottima notizia, senza dubbio.

Il Regolamento, a partire dai principi enunciati nel titolo I, e proseguendo con una disciplina dettagliata relativa alla detenzione e tutela degli animali di affezione e non, è da condividere senza riserve. In particolare, dal mio punto di vista di educatrice cinofila, meritano un plauso le norme dell’art. 6 (“Maltrattamento di animali”) comma 17, contenente il divieto di vendere, detenere e usare collari elettrici, a strozzo, con le punte e in generale strumenti di contenimento dolorosi o irritanti (prendetene nota, dato che diversi addestratori ne consigliano l’uso come strumento “educativo”), e comma 18, che vieta il taglio di code e orecchie (caudectomia e conchectomia), tuttora praticato sui cani di alcune razze per motivi estetici e assolutamente incompatibile con le caratteristiche etologiche del cane, che proprio con coda e orecchie comunica ai suoi simili per esempio l’intenzione di non aggredire (tanti incidenti tra cani potrebbero essere evitati se tutti i proprietari conoscessero almeno le basi della comunicazione dei loro compagni non umani).

Ancora, tutte le norme che vietano di costringere gli animali, e i cani in particolare (art. 20, “Attività motoria e rapporti sociali”), in spazi angusti e in condizione di isolamento sociale, e che obbligano i detentori di cani ad assicurare ai loro amici a quattrozampe l’opportuna attività motoria, con uscite giornaliere e possibilità di sgambare. Queste semplici indicazioni, finalmente recepite in un regolamento comunale, possono apparire ovvie a un certo numero di proprietari di cani dotati di sensibilità o per lo meno di buon senso, ma nella mia esperienza di educatrice ho potuto constatare esattamente il contrario: l’idea che un cane possa aver bisogno di passeggiate quotidiane o possa soffrire se relegato tutto il giorno in uno spazio isolato, fosse pure un ampio giardino, e quindi privato “dei necessari contatti sociali tipici della specie” (art. 20 comma 5), non sfiora nemmeno un consistente numero di proprietari, che pure ritengono di conoscere e amare i loro cani e di provvedere adeguatamente al loro benessere.

Molte altre sono le norme meritevoli di attenzione, ma non è questo il luogo per una disamina esaustiva, per cui invito a una lettura completa del Regolamento. Tuttavia, come volontaria in un canile, mi preme segnalare almeno le previsioni dell’art. 20 concernenti specificatamente i cani detenuti in canili o rifugi, per i quali, oltre alle dimensioni adeguate di box e recinti già disciplinate dalla legge, è prevista anche la presenza obbligatoria di un’area di sgambamento “da utilizzare con regolarità per ogni cane detenuto” (comma 3). Per gli stessi cani vale la norma generale già ricordata che prevede il divieto di tenerli in isolamento e di privarli “dei necessari contatti sociali tipici della loro specie” (comma 5). Non meno importante, sul fronte randagismo, è a mio avviso l’art. 21, che riconosce e promuove la figura del “cane di quartiere” (vedi in questa stessa rubrica http://www.ragusah24.it/2015/04/27/doc-un-cane-di-quartiere/ ).

Fin qui tutto bene, anzi meglio. Tuttavia, l’approvazione del Regolamento pone i nostri amministratori davanti a una serie di contraddizioni inesplicabili. Prima tra tutte, la comprovata latitanza delle istituzioni di fronte ai continui ritrovamenti di cucciolate sul territorio cittadino. Su questo stesso giornale sono stati segnalati due casi eclatanti nel mese di dicembre (vedi http://www.ragusah24.it/2015/12/11/quei-cuccioli-che-nessuno-vuole-massimo-li-porta-al-comune-ma-per-ora-nessuna-soluzione/ e http://www.ragusah24.it/2015/12/16/cucciole-salvate-in-extremis-il-comune-muto-i-cittadini-lanciano-lappello-sui-social-adottatele/).

E per esperienza diretta posso confermare sia l’emergenza abbandoni, sia la totale assenza di risposte da parte del Comune: da giorno 3 gennaio ospito “involontariamente” in casa mia una cucciolata trovata accanto a un cassonetto nella periferia ragusana, ritrovamento regolarmente verbalizzato dalla polizia municipale. Dopo svariate rassicurazioni avute nei giorni seguenti dal dirigente del settore sulla pronta sistemazione dei cuccioli presso un rifugio o altro stallo temporaneo, è calato il silenzio. Lo stesso dirigente non ha più risposto alle mie telefonate, né sono mai stata ricontattata dal canile sanitario di Ragusa o da altre strutture. Ancora una volta, la soluzione del problema è delegata ai cittadini che, posti di fronte all’ingiusta alternativa tra lasciare alla loro sorte infelice le cucciolate abbandonate sul ciglio di una strada o metterle al riparo, si trovano poi ad affrontare un consistente onere economico, oltre che un impegno non indifferente in termini di tempo e difficoltà di gestione. In pratica, una finta alternativa per chi ha a cuore la vita e il rispetto degli animali non umani.

La domanda dunque è: alla luce delle disposizioni del Regolamento sulla tutela e il benessere animale, il Comune di Ragusa è da ritenere responsabile di gravi violazioni e inadempienze delle norme da esso stesso approvate? E se la risposta è affermativa, quali sono le sanzioni previste? Dovremmo chiedere per lo meno l’assunzione di una responsabilità politica da parte di chi è posto a capo del settore?

Altra domanda lecita: nei prossimi bandi di gara per la custodia dei cani in canili rifugio sarà finalmente prevista la presenza obbligatoria di aree di sgambamento e di personale (perché no? qualificato) addetto alle regolari uscite dei cani dai box? O si opterà ancora per la soluzione più facile e più economica, continuando a fingere di ignorare le condizioni ignobili in cui sono costretti a vivere centinaia di cani rinchiusi nei canili di zona?

Infine, una nota ironica: il Regolamento prevede la possibilità di istituire i “Giardini della Memoria”, cioè cimiteri per gli animali da affezione, e ne disciplina il funzionamento e la gestione. Secondo il consigliere Spadola, questa novità porrebbe finalmente la città di Ragusa tra le realtà più avanzate della Sicilia, e non solo, sul fronte della tutela e del benessere degli animali… morti, mi verrebbe da aggiungere, perché sul fronte del benessere degli animali vivi attendiamo ancora pazientemente l’apertura dell’area cani a Ragusa, o “Ragusa Dogs City Park” come era stata intitolata nel lontano febbraio 2014, quando fu proposta dal consigliere Antonio Tringali (vedi http://www.ragusah24.it/2014/02/28/tringali-m5s-proposta-per-il-ragusa-dogs-city-park/ ).