‘Crisci ranni giovani’. Riprendere il gusto: un altro modo di sapere le cose

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Modica si prepara alla grande festa e al rito di ‘Crisci ranni’ in programma sabato 29 aprile. Un momento di approfondimento con padre Giovanni Salonia si è tenuto alla Domus Sancti Petri venerdì pomeriggio. Protagonisti gli studenti della città, che hanno partecipato numerosi.

‘Dobbiamo assumere consapevolezza’: è stato il primo messaggio di tre giovani dell’Istituto Principi Grimaldi. ‘Come il pane, umili e grandi’: è stato il motivo centrale della poesia di un gruppo di studenti dell’Istituto tecnico Commerciale. Ed ancora le classi del Liceo Scientifico a condividere quanto maturato in queste settimane sul cibo. La V B ha pensato al nutrimento del libro che diventa elemento di ristrutturazione urbanistica attorno al leggere, incontrarsi, godere la natura. La V C ha proposto una torta senza scadenze, con ingredienti metaforici e un amalgama ottenuto mescolando con passione … senza eccessi nel mangiarla. La IV C ha ripreso i cibi tradizionali e li ha trasformati in virtù civiche; la III F ci ha messo il cuore e la III C ha messo insieme ‘colorate virtù’ in una ‘macedonia civica’ in cui ogni cibo è differente dagli altri. La II C ha ripreso la storia del cibo con ricchezza di particolari: grande attenzione è stata data al cibo messicano come segno di accoglienza e interazione con uno studente proveniente da Città del Messico. Presenti pure studenti del Liceo Linguistico.

Tutti a concorrere ad un clima arricchito dalla sapienza di padre Giovanni Salonia che ha aiutato a comprendere i vari significati del cibo dialogando con i giovani. Durante l’incontro sono emerse tante idee. Un ‘dato’ interessante: i giovani non hanno separato il proprio pane dal pane della città. Un primo tema, ripreso spesso, è stato il cibo come comunione: il pane diviso unisce, il pane indiviso separa. Un secondo elemento è il legame tra cibo e lealtà: nel nutrirsi è in gioco la fiducia, nella fiducia maturano i legami. Un terzo elemento è stato il cibo di ieri e quello di oggi, il cibo che diventa possibilità di chiedere agli adulti una luce con la loro esperienza, il cibo da ricevere senza giudizio. Perché – quarto e centrale elemento – nel cibo è in gioco qualcosa che va oltre il conoscere, c’è la voglia di gustare la vita. Per cui si vive come si mangia, si mangia come si vive. Tanti i momenti di riflessione che si sono susseguiti nell’incontro di ieri pomeriggio.

Nella consapevolezza del dono, ha suggerito a chi crede e a chi non crede di iniziare sempre con la preghiera, per dire il dono, al Dio in cui si crede o comunque come riconoscenza per la vita. Fin dall’inizio i giovani stessi avevano posto due questioni: non perdere la bellezza delle tradizioni che fanno del cibo una metafora della vita e un’occasione di comunione; non dimenticare quanti non possono mangiare. Ed ecco un ulteriore elemento che padre Salonia ha ricordato in forma di slogan: “aggiungi un posto a tavola”, invitando a non lasciarlo tale ma a tradurlo nell’avere il pensiero, la cura per chi non ha cibo. Uno dei giovani ha chiesto che intervenissero due missionari presenti, per conoscere cos’è il cibo per il resto del mondo. Suor Giovanna ha testimoniato come in Cina, che conosce cosa vuol dire la fame, il cibo è veramente essenziale. Padre Gianni Treglia ha sottolineato come in Africa il cibo è convivialità. Tutti hanno avuto la percezione che mentre si ascoltava ci si nutriva.

Ed è stato spontaneo concludere con una cena comune, arricchita dalla condivisione della musica da parte di alcuni giovani. Non meno importante l’abbraccio spontaneo con i bambini, le mamme e donne della Casa don Puglisi, venute a condividere quest’ultimo momento.