Modica, sospese le due maestre d’asilo accusate di maltrattamenti

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Il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale ha disposto, con decorrenza immediata, la sospensione cautelare per le due maestre rinviate a giudizio per maltrattamenti sui bambini.

La decisione è stata presa all’indomani della divulgazione, da parte della Polizia, delle immagini di quello che avveniva in aula.

Frasi «choc» registrate dalle telecamere installate dalla Polizia nell’aula di un asilo di Modica. Le voci sono camuffate, per tutelare i bambini dei quali sono stati coperti ovviamente i volti. Dalle sequenze emerge come le due insegnanti ora sotto processo assumessero atteggiamenti aggressivi e ingiuriosi, basti pensare che rivolgevano ai bambini frasi di questo tipo: «Alzati, ti do tanti di quegli schiaffoni! Sei un bambino insopportabile!; è un incubo questo bambino, se la smetti di piangere forse vai, perché sei un disturbo… Sto chiamando il preside che è sopra e glielo dici al preside… e la mamma e te ne vai a casa tua e non vieni più però e dici io devo trovarmi un’altra scuola». E ancora: «Questa è rimbambita… c’era l’acqua nel bicchiere, ma sei rimbambita… ce la smetti, ce la smetti! Non ti sopporta più nessuno, guarda che schifo, vai a casa ad asciugarti il naso… ti arrivano tanti di quegli schiaffoni brutto maleducato! … non deve venire a scuola uno di questi, deve stare a casa sua, perché è un bambino che non si sopporta più!». Frasi che non lasciano spazio a molti dubbi, per i bambini andare in aula era un inferno. Una volta un bambino ha confuso il nome della maestra, e questa gli ha risposto: «Quest’altro rimbambito… mi chiama… a fine anno non sa neanche come mi chiamo! Perché hai voluto l’acqua, delinquente, stupido, perché hai voluto l’acqua e poi non la bevi, ti do tanti di quegli schiaffi bestione, sei un bestione. Quest’altro rimbecillito è un tormento questo, un tormento… e poi si permette di dire che i compagni non vogliono giocare con lui, vergognati». Un bimbo dice di dover fare la cacca, e la maestra risponde: «A casa tua la fai la cacca… ti do all’orco, lo chiamo per… così se lo mangia e ce lo toglie dai piedi…». La collega non era da meno: «Se piangi ancora ti lascio solo… non lo fare più, non ti azzardare, non ti azzardare, ti metto solo, non ti azzardare mai più, mai più… dormi a casa! La prossima volta non vieni, stai a letto a casa, lo dici alla mamma!».