Un omaggio a Pirandello, un appello per il Teatro: ‘chapeau’ alla Godot

3

Iniziamo dalla fine: un applauso interminabile per uno spettacolo che ha ottenuto il tutto esaurito per tre sere. E a ‘ragione’, e non solo perché il Comune, concedendo il proprio contributo, ha fatto sì che l’ingresso fosse gratuito. Perché tanti che si erano recati per la prevendita neppure sapevano che fosse gratis, ma l’eco della prima splendida rappresentazione dedicata a Pirandello nel 150esimo anniversario della nascita era una ‘carta’ di presentazione più che ‘convincente’ per chi non conosceva ancora la compagnia ‘Godot’.

E così il parco del Castello di Donnafugata, sotto la scalinata, è diventato ancora una volta magnifica location per il teatro. Sapiente, e ben curato, l’adattamento dei testi (a cura di Federica Bisegna), con prologo ed epilogo da ‘I giganti della Montagna’. Il dramma che, come annota Silvio D’Amico, il Nobel agrigentino aveva concepito come suo estremo saluto al teatro, professione di fede intessuta in “un intreccio di colorita fantasia”. Colore e fantasia che hanno fatto da sfondo all’intera rappresentazione della ‘Favola del figlio cambiato’, suggestivo tentativo di Luigi Pirandello di recuperare vecchie favole, infarcite di superstizioni antiche.

Il pianto della madre, il riso del coro delle madri, l’incedere misterioso e inquietante della maga, Vanna Scoma, bravissima nel conferire alla rappresentazione la necessaria, ancorché sinistra, ‘sacralità’.

E ancora, i due figli: bravissimi entrambi nella parte loro assegnata dalla storia. Grottesco, impeccabilmente goffo e surreale il (vero) figlio del re, con la sua corona di cartone dorato e il suo passo da personaggio dei cartoni animati; malinconico e delicato, regale nei modi e retto nei sentimenti, il figlio della povera donna che non si piega all’ineluttabilità di un destino rappresentato come opportunità. Un figlio vive meglio con la mamma più povera, che senza di essa in una reggia, fosse anche la più ricca. Sghignazza il coro delle madri, non tentenna il cuore della madre (l’interpretazione è stata davvero emozionante). Il ‘caso’ risolve la faccenda.

L’epilogo: si riprende da dove si era iniziato. Con quei dialoghi bellissimi tra il mago Cotroneo, Ilse, la Contessa, e la Sgricia, in quella villa metafisica dove il teatro e la poesia sono ‘culto’ comune. Inutili appelli quelli del mago Cotroneo, per una passionale Contessa che non si rassegna a sottrarre al mondo della realtà teatro e poesia. Ardore che lascia spazio alla tragedia, perché i Giganti, gente che (diremmo oggi), dimenticando la bellezza, ha come unico motto il ‘produci, consuma, crepa’, si sbarazza della ‘provocatoria’ voce della bella (e anche lei bravissima) Ilse.

E l’appello finale di Vittorio Bonaccorso (mago Cotroneo), che ha curato scena e regia, è una ‘sfida’ ai Giganti, piccoli o grandi, della montagna (dell’indifferenza): un teatro per la città. Un teatro per questi bravissimi ragazzi che hanno speso tutta la loro estate per provare e riprovare ogni singola scena. Un teatro per chi oggi magari lo reputa solo provocatoria richiesta, in un tempo di crisi in cui si pensa che possa venirsene fuori senza far tesoro di quei “granai” (parafrasando la Yourcenar) di anima e bellezza, che sono i teatri e le biblioteche.

Un teatro che Marcello Perracchio non è riuscito a vedere, e a Perracchio è stata, giustamente e con sincero affetto, dedicata la rassegna.

“Sono due mesi che proviamo ogni giorno – hanno commentato soddisfatti Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso –, anche con 40 gradi, senza un giorno di pausa, ma sempre con lo stesso entusiasmo del primo giorno. Il successo oltre ogni aspettativa che abbiamo ottenuto ci ha ripagato di tutto e di più. Si conclude una stagione estiva strepitosa ed entusiasmante, ma pensiamo già alla prossima stagione teatrale, la 13^ di Palchi Diversi, e la 10^ della scuola di Teatro, con nuove consapevolezze, ancora più carichi, con nuove e vecchie aspettative e con la speranza di avere una “casa” più adeguata al nostro lavoro. Un pensiero speciale in queste serate estive è stato rivolto al grande attore Marcello Perracchio, scomparso di recente, amico della Compagnia e sostenitore della sua attività”.

In scena, oltre a Vittorio Bonaccorso e Federica Bisegna (che ha curato anche i costumi) gli attori Giuseppe Arezzi, Sara Cascone, Benedetta D’Amato, Monica Firullo, Federica Guglielmino, Gaia Guglielmino, Luca lo Destro, Giulia Massari, Benedetta Mendola, Francesco Piccitto, Lorenzo Pluchino, Anita Pomario e Micaela Sgarlata.