Silfide, maga e sirena. L’ideale femminile nella letteratura italiana dell’Ottocento

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Un viaggio tra le pagine più oscure e conturbanti della letteratura italiana dell’Ottocento in compagnia di maliarde, muse e fate inquietanti è quello proposto da Stefano Vaccaro nel cui ultimo saggio, dal titolo “Silfide, maga e sirena. L’ideale femminile nella letteratura italiana dell’Ottocento” (Il Convivio, 2018), disegna un campionario delle figure muliebri più accattivanti del Secolo “romantico” per approdare all’idea della donna che correnti quali il Verismo, il Naturalismo, la Scapigliatura e il Decadentismo misero in campo creando quell’immagine femminea dissoluta e a tratti spaventosa che caratterizzò la produzione artistica fin de siècle.

La ricerca prende in esame la produzione di Verga, Capuana, Tarchetti, Fogazzaro, D’Annunzio e dei maggiori esponenti della Scapigliatura lombarda le cui prove narrative divennero il luogo ideale nel quale far vivere i fantasmi inconsci di un Io maschile spesso assediato da timori e fobie. Più in generale il saggio mira ad indagare il mutamento di percezione della componente femminile sia all’interno della società; le donne per la prima volta nel XIX secolo poterono essere giornaliste, salottiere, romanziere e patriote, sia all’interno della classe intellettuale maschile dalle cui opere si evince palesemente il senso di inquietudine di un’intera classe patriarcale minacciata nella propria struttura sociale e culturale da una presenza femminile ormai totale e inarrestabile.

27332512_1756491761036702_3234266178218399646_nSirene incantatrici sono le donne del primo Verga le quali, immerse in una società alto-borghese, teatralizzata da feste, duelli e veglioni, aggiungono “vapore trasparente e illusorio” alle già confuse e corruttibili indoli dei corrispettivi maschili. Atmosfere gotiche avvolgono Fosca, protagonista dell’omonimo capolavoro di Tarchetti, mentre toni paranormali e deliri onirici caratterizzano Marina di Malombra, la nobildonna al centro della tragedia surreale scritta da Fogazzaro. Più antropologicamente complesse sono le donne di Capuana, quest’ultimo da sempre attento al mondo femminile le cui problematiche emergono con prepotenza da opere come Giacinta, Tortura e Profumo, portando alla ribalta il disadattamento sociale dovuto allo stupro, all’infanzia abusata e al matrimonio infelice. A concludere idealmente il Secolo è Gabriele D’Annunzio la cui produzione romanzesca si serve di seducenti e trasgressive figure donnesche in grado di primeggiare tra paesaggi decadenti e trame provocatoriamente innovative. Alla fine si ricava un pantheon di anti-eroine grazie alle quali la figura muliebre viene declinata in tutte le sue numerose gradazioni, protagonista imprescindibile di un Ottocento al femminile.

La prima presentazione è in programma giorno 6 aprile 2018 alle ore 18.00 presso la Sala del Fondo antico della Biblioteca Diocesana di Ragusa, all’interno del festival letterario Lib(e)ri a Ragusa.

Stefano Vaccaro, laureato in scienze dei Beni Culturali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con una tesi in letteratura italiana moderna e contemporanea dal titolo “Volti e immagini femminili nella letteratura italiana dell’Ottocento: Un caso di studio Mariannina Coffa (1841-1878)”, è autore di diversi saggi e ricerche volti ad indagare la produzione letteraria italiana delle intellettuali otto-novecentesche con particolare attenzione alle opere e alle biografie delle autrici siciliane. Ha collaborato a numerosi eventi e mostre con l’Assessorato Cultura e Beni Culturali del Comune di Ragusa, attualmente cura il Fondo antico della Biblioteca Diocesana della stessa città.