Operazione ‘Chiavi in mano’: arrestati per furti nelle casse continue dei supermercati

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La Polizia di Stato – Squadra Mobile e Commissariato di Comiso – ha eseguito la misura cautelare della custodia in carcere a carico di Gaetano Maggio, 62 anni e Mario Carta, 56 anni, residenti a San Giovanni Gemini, per aver costituito un gruppo organizzato che aveva come fine i furti del denaro contenuto nelle casse continue dei supermercati. L’ordine di cattura è stato emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Ragusa, su richiesta della Procura delle Repubblica che ha diretto le complesse indagini.

GENESI DELL’INDAGINE

Nel mese di ottobre 2017 un solerte dipendente di un supermercato di Comiso notava che un uomo si aggirava con fare sospetto nel parcheggio dell’azienda per cui lavorava.

Insospettito avvisava due poliziotti in servizio presso la Squadra Mobile ed il Commissariato di Comiso.

I due attenti investigatori decidevano di controllare le immagini di video sorveglianza del discount,  così da notare un uomo (poi identificato per Carta Mario) che aveva ispezionato la cassa continua per poi infilare un piccolo pezzo di carta nel primo sportello esterno situato nel parcheggio retrostante.

Da quel momento in poi la Polizia di Stato non ha mai smesso di monitorare il gruppo di girgentani, professionisti dei furti mediante uso di chiavi adulterine.

LE INDAGINI

La Squadra Mobile di Ragusa ha dato avvio alle indagini monitorando dapprima Carta e poi, grazie alle attività d’intercettazione venivano individuati i membri del gruppo, ovvero Maggio, padre e figlio.

È stato accertato durante le attività investigative che il gruppo aveva una professionalità di rilievo sfruttando un ingegno non comune. Gli investigatori non dovevano misurarsi con i soliti ladri, ma questi erano dei professionisti, attenti ad ogni dettaglio.

Nonostante questa maniacale cura di ogni singolo elemento, i poliziotti hanno carpito un piccolo errore ed hanno fatto breccia all’interno delle loro vite studiando ogni movimento, ogni loro abitudine.

Le attività tecniche, i pedinamenti, gli appostamenti, hanno permesso alla Squadra Mobile di constatare come il gruppo avesse come primo obiettivo lo studio delle casse continue dei discount da colpire.

Ogni notte programmavano più di un obiettivo, ogni giorno seguivano altri accertamenti per verificare quanto fatto la notte. Sistemi sofisticati per controllare i vigilantes ed annotare giorni ed orari dei prelievi di denaro.

Dopo aver acquisito il dato inerente i giorni e l’orario, utile a capire quando le casse fossero piene zeppe di denaro, i complici avevano bisogno di ottenere le chiavi d’apertura.

Ogni cassaforte di più sistemi di sicurezza pertanto il “lavoro” dei ladri è stato particolarmente difficile.

Grazie ai sofisticati sistemi, i tre carpivano il modo per poter aprire le casseforti ottenendo la possibilità di accesso al denaro.

Nel mese di dicembre 2017 la loro attività andava via via crescendo perché come è noto le casse sono spesso piene di denaro. La banda operava spesso in provincia di Ragusa, pertanto la Squadra Mobile ha informato i gestori dei supermercati di non depositare ingenti somme di denaro. Per consumare i furti, i tre correi utilizzavano ogni accortezza per non lasciare alcuna traccia, pertanto bisognava agire con tecniche tradizionale, ovvero appostarsi nei pressi degli obiettivi da loro individuati.

Di concerto con la Procura della Repubblica iblea, i poliziotti della Squadra Mobile hanno effettuato diverse operazioni di appostamento in orario notturno nei pressi dei supermercati, fino a quando proprio la notte tra il 25 ed il 26 dicembre traevano in arresto i due Maggio.

In quella occasione gli investigatori si erano posizionati nei pressi del discount ma non potendo avvicinarsi troppo i due Maggio riuscivano a perpetrare il furto per poi essere bloccati pochi istanti dopo durante la loro fuga con il bottino recuperato e riconsegnato ai titolari.

In quella occasione gli autori del reato furono colti in flagranza con le chiavi ancora in mano (da qui il nome dell’operazione).

Dopo l’arresto gli investigatori hanno effettuato delle perquisizioni a San Giovanni Gemini dove hanno trovato il laboratorio per la fabbricazione delle chiavi ed altri sofisticati sistemi per aprire le casseforti.

La cura dei particolari ha reso questa banda tra le più competenti mai sgominate, sistemi ingegnosi utilizzati frutto di una intelligenza criminale non comune.

L’arresto di Natale ha sgominato la banda, ma la ricostruzione degli eventi delittuosi portati a termine e quelli pianificati non è stata semplice per gli investigatori della Polizia di Stato.

Da un incrocio delle intercettazioni, esame dei sistemi di videosorveglianza di numerosi supermercati presi di mira in provincia di Ragusa, Catania, Siracusa e Caltanissetta ed altri elementi, è stato possibile appurare che il gruppo aveva pianificato di colpire in almeno 20 discount ma sono stati fermati prima dalla Squadra Mobile di Ragusa.

Inoltre è stato possibile appurare che gli stessi colpirono nella stessa notte due supermercati, uno di Ragusa ed uno di Pozzallo a fine del 2017.

Le attività preparatorie per la legge italiana non costituiscono reato pertanto non appena è stato possibile, la banda è stata arrestata così da evitare il rischio di perpetrazione di furti con ingenti somme di denaro, difatti nel periodo di Natale ogni cassa continua può custodire diverse decine di migliaia di euro.

L’attività d’indagine è stata portata a termine con la proficua ed indispensabile collaborazione dei responsabili dei diversi punti vendita e dell’istituto di vigilanza che curava i prelievi, grazie a loro ogni giorno venivano monitorate tutte le casse continue mediante esame delle immagini catturate dai sistemi di videosorveglianza.

La Squadra Mobile ha così potuto ricostruire il modus operandi della banda, rassegnando il tutto alla Procura della Repubblica di Ragusa che ha valutato positivamente quanto raccolto dagli investigatori e chiedendo una misura cautelare da applicare a questi pericolosi ladri.

Il Giudice per le Indagini Preliminari ha valutato che gli elementi raccolti dalla Polizia di Stato erano idonei per applicare la più grave misura cautelare ovvero la custodia in carcere.