Se il progresso si misura anche… con l’acqua

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C’era una volta, a Modica, la fontana del progresso. Era collocata in piazza Corrado Rizzone, allo Stretto, come dicono i modicani. Era stata realizzata dalla “Ceam” un’azienda di ceramiche: i pannelli che la adornavano erano, appunto, di ceramica. Le dimensioni della fontana erano proporzionate allo spazio in cui era collocata. La struttura, installata negli Anni Settanta, fu salutata con piacere e curiosità dai cittadini: andava a fare compagnia alla fontana della “Madonnina” e, cosa ancora più gradita, c’erano tanti getti d’acqua come, d’altra parte, si conviene ad una fontana che si rispetti. Ma, dopo qualche settimana, ecco una sorta di “maledizione”. Gli zampilli non erano sufficientemente potenti e non facevano una bella figura. Non fu possibile trovare “tecnici delle fontane” (si reperirono solo idraulici, bravi sì, ma sempre idraulici) capaci di sistemare gli zampilli: troppo deboli o troppo forti. E, in quest’ultimo caso, intervennero le proteste degli automobilisti e dei centauri: quando soffiava il vento, gli spruzzi d’acqua infastidivano, specie in estate, quegli automobilisti che giravano in macchina per il Corso con il finestrino aperto. Un disagio insopportabile: più delle buche sull’asfalto, delle lampade della pubblica illuminazione spente, della conduttura idrica colabrodo, del traffico caotico, della crisi, del caro affitti e cose di questo genere. Bisognava eliminare lo sconcio degli spruzzi selvaggi nelle giornate di vento. Soluzione? Spegnere il meccanismo che alimentava il riciclo dell’acqua. Ma bisognava stare attenti alle previsioni meteo e, soprattutto, alla direzione del vento. Dopo qualche tempo fu scelta una soluzione più radicale: togliere la fontana del progresso per sostituirla con una struttura diversa che rappresentasse il desiderio di aggregazione di una comunità. L’acqua? Sarebbe scivolata lentamente su un percorso fatto di piccole pietre e non avrebbe disturbato gli automobilisti con il finestrino aperto. Ma le dimensioni della fontana del Cellini – dal nome del progettista – apparvero subito sproporzionate per piazza Corrado Rizzone. E, così, lo Stretto – strano sinonimo di piazza per i modicani – divenne davvero piccolo, si restrinse e contribuì a rendere il traffico ancora più caotico. Soddisfatti, invece, quegli automobilisti peripatetici con il finestrino aperto che, durante gli ingorghi, avevano anche la possibilità di salutare gli amici che si trovavano nella zona o di parlare tranquillamente al telefonino. Potenza di una fontana! Una fontana “a misura” di automobilista peripatetico, vale a dire senz’acqua. Certo, non sono questi i problemi dei modicani. Ma si tratta, comunque, di piccole cose che contribuiscono al decoro di una città e che mettono alla prova l’attenzione e l’interesse degli amministratori per la comunità che governano e che non dovrebbe mai sentirsi abbandonata o trascurata.