Tagliati gli stipendi dei deputati all’Ars: da oggi percepiranno 11.100 euro

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11.100 euro. Tanto sarà – lordo – lo stipendio dei deputati regionali che siedono all’Ars, dal prossimo mese. Così a Sala d’Ercole sono stati recepiti ieri, con un anno di ritardo, i tetti fissati dal decreto Monti sulla spending review.

Ma a questo decreto, in realtà, non c’è alcun aggancio ufficiale nel testo, “in difesa dell’autonomia” della Regione. Nella sostanza ne sono state recepite le misure: lo stipendio scende da 17 mila a 11.100 euro, che sale a 13.800 per le figure apicali.

La quadratura del cerchio non è stata facile e in aula è andato in scena un vero e proprio scontro, animato soprattutto – sebbene per ragioni diverse – dal M5S e dal PdL, laddove è passata in sostanza la linea tenuta dal Partito Democratico.

 

Il capogruppo grillino Giancarlo Cancelleri aveva proposto con un emendamento un ulteriore taglio degli stipendi dei deputati per portarli a un lordo di 8.500 euro.

Tuttavia la grillina iblea Vanessa Ferreri commenta: “Il fatto che si sia diminuito lo stipendio dei deputati anche di un solo euro per noi non può che essere fatto positivo. Certo, si poteva fare di meglio: basterà pensare che noi del M5S prendiamo sin dall’inizio 2500 euro più il rimborso delle spese e va bene così. Inoltre non c’è dubbio che si poteva risparmiare anche su moltissime altre cose, a cominciare dalle auto blu. Tuttavia un bel taglio c’è stato ed è un buon inizio”.

 

A fronte alcuni deputati della destra non hanno fatto mancare lamentele, arrivando a dire che a questo punto è “come fare volontariato”, il forzista Giorgio Assenza è decisamente più equilibrato: “Avevamo chiesto di esplicitare meglio il riferimento al decreto Monti, cosa che non è stata fatta. Tuttavia va bene così, questo taglio lo accettiamo volentieri perché in un momento di crisi sono richiesti sacrifici a tutti. Quello che non si dice, però, è che questo provvedimento è ammantato di ipocrisia e innumerevoli contraddizioni: un deputato in realtà prende meno di un terzo dello stipendio di un dirigente e ancor meno rispetto a uno di quei conduttori televisivi che poi sollevano questi problemi nei talk show. Inoltre non si può non tenere conto del fatto che queste somme vengono sensibilmente ridotte dagli elevatissimi livelli di tassazione, dunque non si parla di uno stipendio spropositato rispetto alle responsabilità del ruolo istituzionale. Bisognerebbe decidere se la politica la si vuole riservare solo a chi ne fa un mestiere o a chi, al contrario, dispone di grandi patrimoni, oppure se vogliamo garantire le condizioni per tutte le categorie possano accettare di svolgerla senza essere penalizzati”.

 

La dialettica non è mancata anche sugli altri articoli nei quali si sono affrontati i tetti massimi per i rimborsi e le spese di funzionamento dei gruppi, i rimborsi per gli assistenti parlamentari dei singoli onorevoli, la cancellazione degli assegni di fine mandato per gli onorevoli, l’abolizione dei gettoni di presenza in commissione, l’abolizione dell’indennità aggiuntiva al deputato che viene nominato assessore  e tanto altro.

Adesso si attende il voto definitivo per la settimana prossima.