Legge su Ibla, scoppia la bagarre tra i Consiglieri comunali

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Continua nel segno della polemica e dello scontro verbale il dibattito all’interno del consiglio comunale, tanto che il presidente Giovanni Iacono, nel bel mezzo della discussione in merito ad un ordine del giorno presentato dalla CNA, si è sentito in dovere di sospendere la seduta e di convocare d’urgenza la Conferenza dei capigruppo. Botta e risposta innescato dall’intervento dell’esponente di minoranza Peppe Lo Destro, in replica alla comunicazione attraverso la quale il consigliere Cinque stelle Zaara Federico sottolineava il rifinanziamento dell’Ars della Legge su Ibla, avvenuto senza la presenza in aula del deputato ibleo di Megafono. Lo Destro ha ricordato all’aula che anni orsono, quando la Regione minacciava di cancellare definitivamente la norma in favore dei centri storici iblei, l’allora sindaco Dipasquale fu in grado di difendere l’atto presentandosi in commissione Bilancio a Palermo accompagnato da vari esponenti delle categorie produttive del territorio, una in particolare in grado di rammentare proprio al consigliere Federico l’episodio. Da queste parole, davanti al presidente CNA Giorgio Biazzo ed agli artigiani che gremivano la platea riservata al pubblico, si è scatenato un tafferuglio verbale da entrambe le parti del consiglio che nulla aveva in comune coi problemi delle imprese iblee ed i cui toni troppo accesi hanno costretto all’interruzione dei lavori per una decina di minuti. Ritornati in aula, i consiglieri hanno deciso di ritornare sui problemi dei cittadini, votando sia l’ordine del giorno presentato dalla CNA (che invitava l’Ente a combattere a fianco delle imprese vessate dagli atti di Riscossione Sicilia) che quello della sezione iblea di Coldiretti sulla necessità di promuovere azioni di tutela degli interessi della filiera agroalimentare del territorio. Il confronto si è poi concentrato su tematiche urbanistiche. Finalmente discussi i due ordini del giorno relativi alla costruzione in verde agricolo che da mesi attendevano di essere dibattuti. Il primo, presentato il 30 luglio 2013 dai consiglieri di minoranza Tumino, Morando, Lo Destro e Mirabella, riguardante una variante al PRG, al fine di ripristinare il lotto minimo di 10.000 mq per le abitazioni nel verde agricolo. Il secondo relativo alla mozione riguardante una variante al PRG presentata nella seduta del 19 settembre dai consiglieri di maggioranza Spadola, Licitra, Ialacqua e Stevanato. «La città in merito alla programmazione urbanistica attende risposte – ha sottolineato Maurizio Tumino – e purtroppo dalla Giunta non è ancora arrivato alcun segnale. Gli uffici sono ancora ingolfati dalle tantissime pratiche in attesa di una valutazione, cittadini che hanno il diritto di costruire nel terreno di proprietà in rispetto alle leggi vigenti». «La questione del lotto minimo appare strumentale alle speculazioni – ha replicato Filippo Spadola, M5s – e non in linea coi principi sanciti dall’articolo 9 della Costituzione a tutela e salvaguardia del patrimonio, oltre che storico ed artistico, ambientale». Accantonata l’ipotesi di un ulteriore rinvio del dibattito, al fine di trovare una mediazione, i consiglieri di maggioranza e Giorgio Massari del Pd hanno bocciato la proposta avanzata da Tumino, portando avanti la mozione che impegna l’Amministrazione ad avviare una variante al PRG, dando mandato agli uffici competenti di perseguire l’obiettivo dello stop al consumo di suolo agricolo. «Il verde agricolo vada tutelato – ha auspicato Carmelo Ialacqua di Movimento città – a garanzia di tutela dei diritti costituzionali ed argine per ogni deriva di tipo affaristico».