Catturati a Ragusa coniugi rumeni rapinatori

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Ricominciare una nuova vita a Ragusa, lasciandosi alle spalle i reati commessi in Romania, loro paese di origine. E’ quanto pensato da una coppia di 35 anni, latitante dal 2007, che aveva cercato rifugio, insieme ai due figlioletti in tenera età, nel capoluogo ibleo. Su di loro pesava un mandato di arresto europeo, che è stato eseguito dagli uomini della squadra mobile di Ragusa, per aver commesso diverse rapine nel loro paese. Da mesi gli investigatori monitoravano l’abitazione dove vivevano e gli spostamenti della coppia. Lunedi sera, il blitz, condotto con estrema prudenza non solo per evitare tentativi di fuga ma soprattutto per salvaguardare i minori e non far capire loro cosa stesse avvenendo ai genitori. Con un escamotage gli agenti si sono fatti aprire la porta e fingendo un normale controllo dei residenti della zona, per non impaurire i bambini, hanno portato tutti in questura. I coniugi, comprese la motivazione del controllo, hanno confessato di essere fuggiti dalla Romania perché ricercati a seguito delle rapine commesse, chiedendo solo di aver cura dei loro figli. Le indagini per l’individuazione e cattura dei latitanti hanno avuto inizio pochi mesi fa in quanto la Direzione Centrale Polizia Criminale – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, aveva segnalato la loro presenza in Sicilia. In Romania, la donna si fingeva prostituta ed attirava i clienti; dopo essersi appartati, entrava in scena il marito che, alle spalle, colpiva violentemente il “cliente di turno”, per derubarlo di tutto. Al termine della identificazione con la comparazione delle impronte digitali da parte della Polizia Scientifica, i due coniugi sono stati accompagnati in carcere ed i minori affidati ad una parente. Il giorno dopo l’arresto, è stata celebrata l’udienza di convalida in Corte d’Appello di Catania che ha deciso gli arresti domiciliari alla donna in quanto madre di due bambini in tenera età, in attesa dell’eventuale estradizione di entrambi i coniugi che sarà decisa sempre dalla Corte d’Appello di Catania.