Taglio agli stipendi dei dirigenti Ars. Ma abbiamo la burocrazia più cara d’Italia

19

Il Consiglio di presidenza dell’Assemblea regionale siciliana ha deliberato in 240 mila euro l’anno il tetto massimo delle retribuzioni dei dirigenti del Parlamento siciliano, parametro previsto dal “decreto Renzi”.

“Pur consapevoli che si sarebbe potuto fissare un tetto più alto, così come la stessa normativa nazionale consente per gli organi di rilevanza costituzionale, quale l’Ars” spiega il presidente dell’Assemblea, Giovanni Ardizzone “si è ritenuto opportuno concorrere alla riduzione della spesa pubblica“.
Una decisione che va contro le indicazioni del governo Crocetta che con la manovra intendeva livellare il tetto dei burocrati dell’Ars a quello dei dirigenti regionali, pari a 160.000 euro, norma contenuta nella finanziaria e bocciata ieri dagli uffici dell’Assemblea.

Pur essendo la Sicilia una regione a Statuto speciale e pur considerando il proprio consiglio regionale come un vero e proprio “Parlamento” (il più antico d’Europa, tra l’altro), le spese sostenute per la struttura burocratica di supporto al lavoro dell’Assemblea regionale siciliana restano comunque tra le più alte d’Italia.

Sul sito web dell’Ars, infatti, sono facilmente consultabili tutti i dati relativi all’organigramma e ai superstipendi dei superburocrati dell’Ars: basterà dire che i segretari generali con anzianità di servizio di trent’anni hanno percepito dal 1 gennaio 2013 ad oggi uno stipendio netto di 12.008,59 euro al mese, senza considerare gli assegni di anzianità previsti al compimento del 21° e del 27° anno di servizio pari ciascuno ad 1/10 di maggiorazione, e considerando invece che queste retribuzioni sono state decurtate – a seguito della spending review – del 20% rispetto a quelle vigenti fino al 2012.

Per fare un confronto, basterà andare a guardare le retribuzioni degli organi di vertice degli altri Consigli regionali italiani che, grazie alle norme sulla trasparenza, devono obbligatoriamente essere pubblicati.
E si vede per esempio che il segretario generale del Consiglio regionale della Lombardia percepisce una retribuzione annua lorda di 180.675,56 euro e che i suoi dirigenti percepiscono retribuzioni annue lorde che oscillano tra i 77 mila e i 112 mila euro, ancora nettamente inferiori a quanto la Regione siciliana ha stabilito oggi.

I dati sono nella media nazionale: anche nel Lazio il segretario generale del Consiglio regionale percepisce un compenso annuo lordo di 180.792,21 e i dirigenti una retribuzione di 43.310,80 euro a cui si sommano le indennità di posizione pari ad altri 44.153,46 euro.

Persino il Consiglio regionale della Calabria risparmia più di noi: per gli incarichi amministrativi di vertice la retribuzione lorda annua si ferma a 122.881,20 euro, che scende a 92.081,60 per i dirigenti.
In Sardegna, regione a statuto speciale al pari della Sicilia, le retribuzioni dei livelli dirigenziali vanno, a seconda dell’anzianità, da un minimo di 48.270,39 euro (più 12.600,21 di oneri previdenziali) a un massimo di 84.358,75 (più 22.020,50 di oneri previdenziali). Persino al Consiglio regionale della Valle d’Aosta, anch’essa (ricca) Regione a statuto speciale, la retribuzione più alta si compone di 45.584,76 euro di stipendio base, più 28.327,00 euro di retribuzione di posizione.

E insomma: nonostante i tanto attesi e annunciati tagli ai burocrati, la Sicilia resta la regione più sprecona del Paese: un primato per cui non ci si può vantare.