Omicidio Loris. L’avvocato Villardita: “Non mi aspettavo nessun tipo di ritrattazione”

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Villardita, Non è una ritrattazione

Non mi aspettavo assolutamente nessun tipo di ritrattazione, perché non la considero comunque una ritrattazione. Veronica Panarello ha raccontato a tutti, agli inquirenti, alla Magistratura e al difensore, una verità… quella che lei riteneva che fosse... cioè: ha sempre detto l’ho accompagnato a scuola, non è Lorys il soggetto che entra, non l’ho ucciso io, non ho commesso questo fatto. La difesa si è mossa correttamente, come doveva fare, su quelle che erano indicazioni dell’indagata… sulla sua versione dei fatti… cercando di verificare se gli atti processuali e di indagine raccolti dalla Polizia giudiziaria si ponessero in contrasto con quelle che erano le dichiarazioni della Panarello. Da parte mia non si poteva mai pensare ad una vicenda di questo genere. Ora la Panarello continua parlare di un indicente, per me la vicenda si ferma qua e io la difenderò per un incidente”.

Poche ore dopo l’udienza preliminare, l’intervento dell’avvocato Francesco Villardita alla trasmissione ‘Quarto Grado’. E’ la stessa redazione di Cologno Monzese che fornisce un comunicato sull’intervento del legale di Veronica Panarello.

Non ho mai chiesto alla Panarello di confessare”, ha precisato il legale. “Le ho sempre chiesto se quello che mi diceva era conforme alla verità. La Panarello in questi 10 mesi mi ha raccontato sempre un’identica versione dei fatti e non si è mai smentita. Ogni qual volta sono andato a trovarla, mi sono appuntato in un’agenda personale tutti i suoi racconti: le ho fatto ripetere più volte quello che era accaduto quel giorno e posso assicurare che non si è mai contraddetta”.

Riguardo ad un’intercettazione, nella quale Veronica Panarello avrebbe detto al padre che nel momento in cui era sua intenzione confessare, l’avv. Villardita avrebbe consigliato alla sua assistita di non dire nulla, il difensore ha replicato: “Questa intercettazione non l’ho vista assolutamente. Anche se avessi detto alla Panarello di non raccontare la verità, ma non è così, rientrava nei miei poteri difensionali e quindi se l’ho fatto – ma non l’ho fatto – non avrei violato nessuna norma di procedura del codice penale. Non l’ho fatto, perché non mi interessava farlo. Perché la Panarello non doveva confessare nulla e non mi aveva detto che doveva o voleva confessare nulla”.

“Lei si è esposto molto come avvocato, l’Italia si è divisa in due su quello che lei ha raccontato: è più arrabbiato con se stesso o con la sua assistita?”, gli ha chiesto Gianluigi Nuzzi.

“Né con me stesso né con la mia assistita”, ha risposto l’avvocato. Io non rappresento e difendo né colpevoli né innocenti, io rappresento – così come tutti i difensori di questo mondo nel processo penale – dei soggetti che sono indagati o che poi saranno imputati. Svolgo con dignità e correttezza professionale nell’ambito del codice di procedura penale il mio mandato difensivo e il mio mandato difensionale. E ho portato avanti una linea difensiva che, per contingenze varie, comunque era una linea difensiva che funzionava e che – forse anche per fortuna, perché per esempio le telecamere non avevano una visione chiara, forse perché con i tempi c’eravamo, forse perché la consulenza medico legale all’inizio non dava tempi sull’orario della morte – era una linea di difesa che andava assolutamente bene. Ho fatto solo il mio dovere professionale e sarei pronto a rifare lo stesso”.

Alla domanda sulla possibilità di chiedere la perizia psichiatrica per l’assistita, l’avvocato Villardita ha replicato: “Non mi sento di poterlo dire, perché sarà frutto di una strategia processuale”.

Veronica non è crollata: secondo me ha fatto un percorso che sarà durato 10 mesi”, spiega Villardita. “Lei stessa ha detto qual è stata la molla: cioè quando è andata al cimitero di Santa Croce per andare a pregare sulla tomba del figlio. Ha ripercorso quella strada e lì ha avuto il primo flashback, il primo ricordo. Piano piano poi ha proseguito con un percorso ed è arrivata a questo. Io e il Pm abbiamo più volte chiesto se questa fosse la verità. Questa è la verità: io ho commesso sicuramente il reato di occultamento di cadavere, ma certamente non ho ammazzato mio figlio. E si è fermata qua”.

“Non posso dire se credo o non credo. Stiamo verificando la compatibilità di questa versione con le risultanze medico legali. Il processo penale lo andremo a fare con i riscontri di carattere oggettivo». E ha aggiunto: La premeditazione è stata esclusa sia dal Gip sia dal Pm, sia dal Tribunale del Riesame, sia dalla Cassazione. È sempre stato detto, che se stata lei è stato per dolo d’impeto e per non dolo di proposito. Quindi la premeditazione non la escludo io, ma il Pm e tutti i giudici che si sono occupati della vicenda finora”.

Veronica certamente oggi l’ho trovata molto provata. Le lascio solo immaginare: una donna che è ritornata su quei luoghi, che è tornata a casa e nel canalone, e in quella casa che ormai sa di vuoto, priva del figlio e di tutti gli affetti, con gli stipetti vuoti, le sedie sul tavolo, col letto mancante e la stanzetta di Lorys che ricorda quegli atroci momenti. Quindi molto stanca”.

Infine, riguardo alla possibilità di chiedere per Panarello il rito abbreviato, il legale ha affermato: “Non mi pronuncio: devo studiare tutti gli atti nuovi e decido insieme alla signora. Il 3 dicembre si saprà”.