Don Corrado vescovo tra le lacrime. Alla città: “Nostra bussola sia l’uguaglianza voluta dalla Costituzione”

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“Buonasera. Riconosco questa città come la mia, nella sua bellezza, culla della civiltà dove Oriente e Occidente si sono incontrati. Ricordiamoci di essere un popolo che ha la pace e la fraternità nel suo dna”.

Con queste parole don Carmelo Lorefice, che si è interrotto più volte per la commozione, ha salutato la città di Palermo, in piazza Pretoria, accolto dal sindaco, Leoluca Orlando, e dalle autorità cittadine.

“Non mi nascondo – ha aggiunto – le contraddizioni di una bellezza che a Palermo appare ferita dalla violenza e dal sopruso. Sono qui stasera per farmi carico con voi di tutto questo… Nella sua storia questa città porta in sè i segni della sua rinascita, del suo possibile ruolo di guida di una Sicilia libera dai lacci della mafia, dal clientelismo e dal cinismo, dalla disillusione e dalla disperazione di giovani costretti a partire e di adulti senza valori, libera dalla difficoltà economica e dalle contraddizioni sociali, dalla povertà e dall’ingiustizia, dal pressapochismo e dalla rassegnazione. Di una Sicilia che sia la terra della festa, della memoria viva degli anziani, dell’ospitalità vigile degli adulti, del sogno incantato dei bambini. I bambini sono l’immagine del nostro futuro”.

Poi un passaggio di enorme importanza, che mostra in modo efficace la formazione e l’orientamento del nuovo vescovo di Palermo.

La nostra bussola – ha detto don Corrado – deve essere l’articolo 3 della nostra Costituzione, sul principio di uguaglianza, che come cittadini siamo chiamati a rispettare e per realizzare tutto questo Palermo ha un’energia meravigliosa. Mando un abbraccio di coordialità che entri in tutte le case. Io sono uno di voi, un concittadino, un palermitano e per voi sono un amico, un fratello e un padre”.“

Don Corrado si è poi diretto in Cattedrale dove la celebrazione è stata presieduta dal cardinale Paolo Romeo fino al momento dell’ordinazione episcopale: le litanie dei santi con don Corrado prostrato a terra, poi la preghiera consacratoria e l‘imposizione delle mani da parte del cardinale Romeo, dei vescovi conconsacranti e di tutti i vescovi della Sicilia e di altre diocesi. C’erano, tra gli altri,l’arcivescovo emerito di Palermo. il cardinale Salvatore De Giorgi, e il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento.

Compiuto il rito dell’ordinazione, è stata la volta della consegna dei segni: la mitra, l’anello, il vangelo. E infine il pastorale, che gli è stato consegnato dal suo predecessore che gli ha lasciato la cattedra.

Don Corrado si è seduto tra le lacrime di commozione, mentre un applauso durato diversi minuti ha salutato l’insediamento del nuovo vescovo di Palermo.

Erano secoli che la Cattedrale palermitana non vede l’ordinazione del proprio vescovo. Da quel momento, don Corrado, il vescovo Corrado Lorefice, ha assunto la presidenza della celebrazione.

Dopo la comunione, un coro della sua parrocchia di San Pietro (oggi almeno 800 i modicani a Palermo per un saluto commosso a don Corrado) ha intonato un canto, preceduto dall’antica benedizione. “Il Signore ti benedica e ti custodisca, mostri a te il suo volto e ti dia pace”.

In chiesa, oltre a una trentina di vescovi e a centinaia di sacerdoti e religiosi e religiose, anche numerose autorità tra cui il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e il sottosegretario Davide Faraone.

Don Corrado, prima della benedizione finale ha pronunciato un discorso interrotto decine di volte dagli applausi. Qui il testo integrale.

Dopo la benedizione ha salutato e abbracciato tutti, partendo dai membri delle altre confessioni cristiane, ai rappresentanti del mondo musulmano ed ebraico. 

Un abbraccio con Biagio Conte, la cui opera è modello e testimonianza di accoglienza di donazione agli altri. Ha preso in mano il bastone che Biagio Conte porta sempre con sè, e ha detto: “Questo è un pastorale”, un segnale di riconoscimento e di incoraggiamento.