La banda da un milione di euro, arrestati rumeni che razziavano le concessionarie

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Le immagini di uno dei tanti furti: i ladri distruggono la vetrata e svuotano il bar

La Polizia di Stato ha disarticolato un’associazione a delinquere che operava in tutta la Sicilia. In poco più di tre mesi, tredici uomini e una donna, tutti rumeni, hanno commesso furti per quasi un milione di euro ai danni di concessionarie, negozi di elettronica, impianti fotovoltaici e tabaccherie di tutta la Sicilia.

Sono state rinvenute dalla Polizia di Stato oltre 30 auto provento di furto ai danni delle concessionarie ed alcuni privati, sventati 12 furti, arrestati 10 criminali in flagranza di reato, denunciate 14 persone per diverse ipotesi delittuose.

Durante il blitz è stata catturata una latitante rumena, congiunta di uno dei membri dell’associazione, che si era nascosta durante le perquisizioni.

LA GENESI

La Squadra Mobile di Ragusa nel mese di novembre 2015 aveva effettuato un sopralluogo a Pozzallo presso il gruppo “Inventa” (azienda del settore arredamento), considerato che era stato perpetrato un ingente furto (100.000 euro circa) presso un magazzino dove venivano depositati elettrodomestici. L’analisi delle immagini “catturate” dalle telecamere dell’impianto di videosorveglianza e l’incrocio di questi dati con quelli delle celle del traffico telefonico della zona nella notte del furto, permettevano di dare avvio ad un’attività tecnica a carico di due soggetti residenti a Catania. Dopo pochi giorni dal furto, la merce veniva rinvenuta proprio nel catanese e per questo fatto reato due soggetti originari del luogo, venivano denunciati per ricettazione e la refurtiva veniva restituita al gruppo “Inventa”.

Subito dopo il furto di elettrodomestici si registravano 4 furti presso concessionarie auto di Ragusa e Modica, altro elemento che creava particolare allarme in provincia. Dal rinvenimento della refurtiva e soprattutto dopo aver rilevato un’impronta di un cittadino rumeno su un’auto rubata a Ragusa e rinvenuta dalla Squadra Mobile di Catania, aveva inizio una complessa indagine che vedeva, sin da subito, il coinvolgimento di cittadini rumeni residenti prevalentemente nel capoluogo etneo.

La Polizia di Stato ha quindi speso ogni energia per poter disarticolare l’associazione, raccogliendo così in poco più di 3 mesi, gravi indizi di reato a carico di ben 14 soggetti, uno di essi di sesso femminile con il ruolo di autista.

Le attività della Squadra Mobile di Ragusa si sono più volte intersecate con attività d’indagine espletate in altre province come Siracusa ed Agrigento, difatti è stato fondamentale il coordinamento tra i Magistrati titolari delle indagini delle diverse Procure.

Considerato il particolare spessore criminale e quindi la pericolosità dei membri dell’associazione, il Pubblico Ministero titolare delle indagini, Dott. Francesco Puleio, richiedeva un’accelerazione dell’attività investigativa al fine di sottoporre a fermo di indiziato di delitto tutti i sodali, soprattutto in considerazione del fatto che molti di essi avevano manifestato l’intenzione di fuggire all’estero non appena raggiunto un risultato economico consistente, vantandosi del fatto che commettendo reati avrebbero acquistato case nel loro paese.

Il gruppo criminale era dedito alla commissione di furti di ogni tipo ma, prediligeva gli impianti fotovoltaici e le concessionarie auto con il fine di rubare Suv da utilizzare come arieti per sfondare vetri blindati di tabaccherie e negozi di elettronica, così da depredarle di ogni cosa, soprattutto tabacchi e gratta e vinci.

L’avidità del gruppo e la tenacia degli investigatori, dopo pochi giorni dall’inizio delle indagini ha permesso di identificare i primi soggetti che avevano costituito l’associazione per delinquere. Considerato che i soggetti sottoposti ad intercettazione telefonica ed ambientale erano quasi tutti dimoranti a Catania, veniva chiesta la collaborazione alla Squadra Mobile etnea che subito forniva fondamentali elementi di riscontro per l’attività, sequestrando in più occasioni decine di veicoli rubati dai rumeni subito dopo i furti con spaccata, denunciando gli autori e identificandoli.

Dopo aver capito che la base operativa fosse Catania, gli investigatori delle due Squadre Mobili coinvolte hanno lavorato notte e giorno fianco a fianco, con la collaborazione della squadra investigativa del Compartimento della Polizia Stradale. I poliziotti di Ragusa monitoravano ogni movimento degli associati e quelli di Catania effettuavano attività su strada per riscontrare quanto necessario per attribuire loro gravi indizi di colpevolezza necessari alla Procura della Repubblica di Ragusa per emettere i fermi. Nelle more delle indagini, anche il Commissariato di Comiso forniva un fondamentale contributo, soprattutto in ordine ai furti presso impianti fotovoltaici nel territorio casmeneo, mediante uno studio approfondito dei tabulati telefonici degli indagati che, risultavano presenti sul territorio ragusano solo quando venivano consumati furti e non in altre occasioni, segno di una loro partecipazione alle condotte criminali. IL MODUS OPERANDI Il gruppo criminale era specializzato in furti presso concessionarie, difatti, dopo aver effettuato una riunione preventiva presso casa di uno degli arrestati, andavano presso il concessionario già individuato durante precedenti sopralluoghi per commettere il furto. I membri dell’associazione utilizzavano il navigatore satellitare del telefono cellulare, segnando sulla mappa interattiva i luoghi da depredare ed a seconda della tipologia di merce e del valore del furto, li contrassegnavano sullo smartphone con una, due o tre stelline.

La donna era quasi sempre l’autista del gruppo, perchè durante l’attesa dei correi, non destava sospetto nel caso di controlli della Polizia.

Prelevava il gruppo che doveva occuparsi del furto presso le loro abitazioni, lo accompagnava sul posto e si allontanava un paio di chilometri. Attendeva una telefonata o un contatto via radio per ritornare a prelevare i correi. Se qualcosa andava male perché interveniva la Polizia, l’accordo era quello di fuggire a piedi per le campagne limitrofe ai luoghi appositamente scelti con vie di fuga facili e l’indomani, altri complici sarebbero andati a riprenderli. Tutto era studiato nel minimo dettaglio, i membri erano sempre in contatto via radio (anche queste rinvenute e sequestrate), così da non rischiare di essere intercettati telefonicamente. Molte volte si accampavano con tende nelle campagne limitrofe ai depositi di materiale elettronico, agendo prevalentemente nelle zone industriali delle città.

Quando operavano su concessionarie auto, i sodali entravano all’interno dei grandi parcheggi ed appena individuate le auto con le chiavi inserite nel quadro di accensione, veniva dato il via, tutti salivano a bordo dell’auto da rubare (a volte anche 8 contemporaneamente) ed uno tagliava con il flex (da qui il nome dell’operazione) il cancello per poi fuggire. Proprio l’uso del flex abbinato ad una mazza ferrata di grosse dimensioni hanno permesso di effettuare ulteriori riscontri in quanto sono tutti strumenti che la Polizia di Stato ha sequestrato durante le esecuzioni con contestuali perquisizioni e sequestri. Dopo aver rubato le auto (tutte di grossa cilindrata per poter fuggire e di grandi dimensioni per caricare la refurtiva), la notte stessa o nei giorni a seguire, si recavano presso tabaccherie o negozi di elettronica. Dopo un sopralluogo rapido degli impianti di allarme, usavano l’auto come ariete per sfondare le vetrate ed in poco più di 3 minuti depredavano di ogni cosa le aziende vittime di reato.