‘La mafia dei pascoli’. Presentato a Ragusa il libro di Giuseppe Antoci

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La necessità di fare comunità, di rendere dritte quelle strade che sembrano tortuose attraverso una semplice regola: rispettare la Legge. Martedì nell’auditorium del palazzo della ex Provincia di Ragusa, l’incontro con Giuseppe Antoci, che ha impegnato cinque anni della sua vita da presidente del Parco dei Nebrodi, quel Giuseppe Antoci dell’omonimo ‘protocollo’ diventato legge dello Stato, con la cui applicazione si sono interrotti i flussi di finanziamenti europei alla mafia e non solo dei Nebrodi. Giuseppe Antoci, si racconta attraverso la penna sapiente di Nuccio Anselmo, cronista di giudiziaria de La Gazzetta del Sud, mettendo a nudo la sua normalità di padre e di uomo e di lavoratore, dalla paura alla gioia degli incontri. Per oltre due ore una sala gremita ha ascoltato la testimonianza contenuta nel libro “La mafia dei pascoli – la grande truffa all’Europa e l’attentato al Presidente del Parco dei Nebrodi” edito da Rubbettino con prefazione di Gian Antonio Stella.  A moderare l’incontro la giornalista Giada Drocker. Un racconto crudo, dalla decisione di agire per bloccare la truffa dei fondi comunitari, al quadro mafioso tracciato da Nuccio Anselmo profondo conoscitore della geografia mafiosa del messinese. Antoci ha raccontato dell’espediente usato dalla mafia: affittare terreni a pochi euro, sotto la soglia che avrebbe imposto una certificazione antimafia prefettizia. Il passaggio successivo era la richiesta, sullo stesso terreno, di finanziamenti disponibili su diverse misure. Una truffa di centinaia di milioni di euro, puliti e senza fatica. Poi l’attentato: si era chiuso un rubinetto che manteneva boss e famiglie da decenni.

Gli interventi qualificanti del prefetto di Ragusa Filippina Cocuzza, del commissario prefettizio di Vittoria, il prefetto Filippo Dispenza, del procuratore capo di Ragusa, Fabio D’Anna, impegnato nel passato in diverse inchieste sulla mafia messinese quanto il questore di Ragusa, Salvo La Rosa, di Giuseppe Scandurra della rete nazionale antiracket per la legalità e del giornalista Paolo Borrometi, hanno dato ulteriore sostanza ai temi trattati. Attimi di profonda commozione quando Antoci ha parlato di Giovanni Montinaro, figlio di Antonio, capo scorta di Giovanni Falcone, trucidato anch’egli nella strage di Capaci. “Giovanni ha letto pubblicamente una parte di questo libro: mia figlia mi aveva convocato a casa per dirmi qualcosa, ed ero preoccupato. La gioia immensa è stata sentire le sue parole: ‘papà, vai avanti – mi disse dopo l’attentato – che ci siamo noi con te’. A quel punto – e la voce di Antoci si rompe dalla commozione – Giovanni mi disse: ‘Grazie Presidente, anch’io oggi ho potuto dirlo a mio papà’”.

Il diritti d’autore del libro, sono destinati all’associazione ‘Quarto Savona 15’, il nome in codice dell’auto di scorta del giudice Falcone, associazione fondata da Tina Mortinaro.

[Fonte Giornale di Sicilia]