Lockdown sì, lockdown no: il governo (e l’Italia) a un bivio

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I dati, confermati dall’Istituto superiore di sanità, fanno paura. È inutile dirlo. I nuovi contagi, i posti che iniziano a scarseggiare negli ospedale, i medici e gli infermieri che non si trovano (e non pochi sono in casa perché contagiati), l’indice Rt impietoso specie con alcune regioni, ma sulla soglia critica un po’ ovunque.

La situazione, è chiaro a tutti, va verso nuove restrizioni della mobilità. Ieri sera il governo ha provato a equilibrare un po’ le posizioni interne, ma Azzolina non molla e vuole la scuola in presenza a tutti i costi.

In tutta Italia, inclusa la provincia di Ragusa, numerose classi sono in quarantena, con alunni e docenti positivi. Il governo risponde coi principi: “Per il governo la scuola è un presidio fondamentale”, non con le soluzioni.

Il tema, però, è che l’orizzonte delle nuove chiusure appare, in queste ore, più vicino e il range di tempo che Conte aveva scelto di prendersi – dieci giorni circa – potrebbe accorciarsi drasticamente. Per ora, toccherà alle Regioni prendersi l’onere e “l’onore” della decisione sulla scuola.

Ma Giuseppe Conte e il governo hanno pochi di giorni per decidere se e come chiudere il Paese. Nel frattempo le Regioni ricorrono al fai da te, mentre la maggioranza di governo è divisa.

L’idea, comunque, è quella di un lockdown light, non chiusura totale (ci vorrebbero troppi miliardi di aiuti), ma uno stop che non coinvolga le fabbriche e il tessuto produttivo in generale.