Madri e lavoratrici, il ‘sistema’ Ragusa poco flessibile. Ecco i dati

413

In controtendenza con il trend nazionale, la provincia di Ragusa, secondo dati Istat, presenta numeri in discesa rispetto alle dimissioni totali, e nello specifico di quelle femminili, passate da una percentuale del 18,4 % del totale 2018, al 25,7% per il 2019. Sono ancora e soprattutto le donne, dunque, a fare le spese di un sistema poco flessibile e poco predisposto alla conciliazione.

“Registriamo, purtroppo – afferma il segretario generale dell’Ust Cisl Ragusa Siracusa, Vera Carasi – da un lato una sempre più scarsa natalità e dall’altro le conseguenti difficoltà a mantenere un sistema di welfare adeguato all’invecchiamento della popolazione. Quello che manca non è la voglia di fare bambini, quanto la capacità di “resistere” al lavoro e non far mancare ai figli assistenza e presenza”. “Quelli riportati, confermati purtroppo dalle tante storie di lavoratrici che raccogliamo periodicamente – continua Carasi – sono dati inaccettabili: è assurdo constatare ancora come la maternità, pur essendo tutelata dalla legge, rimanga una delle cause principali di allontanamento delle donne dal mondo del lavoro. Sono ancora pochissime le aziende che manifestano più aperture e più elasticità con le lavoratrici madri alle proprie dipendenze; in queste aziende si è raggiunta più stabilità e rapporti di lavoro più duraturi. Il lavoro delle donne aiuta la libera scelta della maternità e mette al sicuro la famiglia dal rischio di povertà. Ecco perché, come Cisl, sosteniamo che il tema della conciliazione è da rafforzare e da portare avanti con forza e con coraggio, se non vogliamo che le madri continuino ad essere fortemente penalizzate sul fronte delle opportunità lavorative con conseguenze drammatiche non solo nella sfera privata, ma in tema di natalità, vulnerabilità economica delle famiglie, crescita economica”.

“Un ruolo importante – dice ancora il segretario generale – lo gioca la contrattazione, con l’introduzione di politiche di welfare aziendale e contrattuale, che saranno il perno dell’azione sindacale sul quale fare ruotare idee, proposte e servizi che aziende e territorio devono mettere in atto per tutelare il lavoro femminile, la famiglia e incentivare la natalità. I dati arrivati sono l’ennesima allarmante conferma della difficoltà di essere madri e lavoratrici e di quanto siano necessarie forme positive di flessibilità e servizi che permettano il mantenimento del proprio posto di lavoro”.