“L’indifferenza è complicità”. Domani la manifestazione a Ragusa

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Domani, venerdì 1° settembre, si svolgerà nel capoluogo ibleo la manifestazione “contro la cultura dello stupro” indetta da Arcigay Ragusa, alla quale hanno sinora aderito oltre quaranta realtà tra associazioni, sindacati, partiti e movimenti, nonché alcuni Comuni della provincia. Il raduno è previsto alle 19.30 in via Roma davanti all’Hotel Mediterraneo, da lì il corteo si muoverà alle 20 verso Piazza San Giovanni, dove sono previsti alcuni interventi dal palco.

Abbiamo intervistato Federica Schembri, vicepresidente di Arcigay Ragusa e tra le organizzatrici dell’evento, per chiederle un approfondimento sulla “cultura dello stupro” e sulle spinte da cui è nata la mobilitazione.

La manifestazione di domani, che coinvolge decine di sigle, è stata indetta da Arcigay Ragusa di cui sei vicepresidente. Da quali considerazioni è nata e quali sono secondo te i nessi tra violenza maschile sulle donne e violenza omolesbobitransfobica?

Da quando si è saputo dello stupro di Palermo, che ha visto vittima una giovanissima donna e carnefici un gruppo di coetanei, è partito nella nostra associazione un fitto confronto. Anche parlando con amici e amiche, questa storia ci ha profondamente colpit*. Le manifestazioni di Palermo prima e poi di Catania hanno smosso le nostre coscienze: dobbiamo andare in piazza anche noi, ora!

Dobbiamo andare in piazza a manifestare la nostra rabbia, la nostra indignazione, ma soprattutto dobbiamo andare in piazza per chiedere che si intervenga, su più livelli, contro la crescente “cultura dello stupro”, o “rape culture”, un fenomeno che in Italia è presente da generazioni, che si manifesta con le quotidiane molestie, attenzioni non richieste, catcalling ed altre azioni ritenute innocenti che molti uomini compiono sulle donne. Queste azioni sono l’anticamera della violenza fisica, non c’è nulla di innocente.

Il parallelo con l’omolesbobitransfobia è molto semplice: dare del “frocio” (come un famoso cantautore ha urlato qualche giorno fa da un palco) è considerata un’offesa. Così come dire ad un uomo che sembra una donna o ad un bambino “non fare la femminuccia”. Cosa c’è di male ad essere omosessuale? E perché dire che un uomo sembra una donna è un’offesa?

Quali sono le parole chiave di questa manifestazione?

Sicuramente consenso, rispetto, educazione, sicurezza, donne. I nostri “NO” sono alla violenza, agli stupri, alla sopraffazione, all’oggettivazione della donna, al patriarcato.

I nostri slogan, raccolti anche dalle tante manifestazioni degli ultimi tempi e non solo: “L’indifferenza è complicità”, “Ti rissi NO”, “Le strade sicure le fanno le donne che le attraversano”, “Lo stupratore non è malato, è figlio sano del patriarcato”.

Lo stupro di Palermo, così come gli abusi denunciati a Caivano, hanno riacceso i riflettori sul fenomeno delle violenze perpetrate da gruppi di giovanissimi su ragazze e ragazzine. Quali antidoti vedi alla cultura dello stupro soprattutto in riferimento alle nuove generazioni?

Parliamo da tempo di realizzare progetti con le scuole, attività volte all’educazione sessuale, affettiva ed al consenso. Come Arcigay Ragusa abbiamo avviato lo scorso anno un progetto con una scuola superiore di Ispica, ma solo grazie all’impegno e alla volontà di un’insegnante. Abbiamo bisogno di istituzioni che provvedano, economicamente e sistemicamente, a garantire un servizio di supporto ed educazione affettiva nelle scuole, per student* e genitori. Perché è nelle famiglie che si apprende la cultura patriarcale.

E poi sicuramente abbiamo bisogno di incontrarci, di parlare, di confrontarci. Di imparare a denunciare e soprattutto imparare ad avere fiducia nelle istituzioni che, quando raccolgono una denuncia, non giudichino ma agiscano.

Avete sottolineato nella vostra comunicazione che non sarà una fiaccolata, ma una passeggiata rumorosa. Spieghi meglio questa differenza?

Non abbiamo bisogno di minuti di silenzio. Non dobbiamo commemorare. Vogliamo che il concetto di prevenzione della violenza entri in quante più teste possibile. Vogliamo farlo parlando, urlando anche il nostro dissenso.

L’indifferenza è complicità: provate ad essere indifferenti davanti ad una marcia rumorosa tra le vie del centro di Ragusa!

 

Per l’appello della manifestazione e l’elenco delle adesioni clicca sull’evento Facebook