Rischia di morire soffocato a 8 mesi, salvato in extremis

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Una mattina di fine novembre Mattia, un bambino di otto mesi di Catania, afferra e in un attimo mette in bocca un pezzo di plastica di un giochino lacerato dalle robuste mascelle del cane Bradley.

La mamma cerca di estrarlo via ma lui lo inghiotte. Quel frammento gli resta in gola e Mattia comincia a respirare male. La mamma prova le manovre di disostruzione che aveva appreso ma non ha successo, nel frattempo, sempre più allarmata, telefona al marito al lavoro chiedendogli di chiamare l’ambulanza. Il bambino respira a fatica ma lei conserva la lucidità: capisce che deve portarlo in ospedale. Mattia nel frattempo è sempre più in affanno. Soffoca. I sanitari del Pronto Soccorso pediatrico dell’Ospedale Cannizzaro, al triage inquadrano immediatamente il problema e spalancano le porte, sospendendo l’assistenza in quel momento non urgente.

“Grave insufficienza respiratoria dovuta a un corpo estraneo ostruente il lume tracheale, causa di un distress respiratorio ingravescente”: descritto il quadro alla mamma e al papà, intanto precipitatosi dal cantiere in cui era impegnato, i medici del PS pediatrico, con il coordinamento della dott.ssa Antonella Di Stefano direttore della Pediatria, attivano gli specialisti. Serve allora innanzitutto un immediato intervento salvavita. A questo punto, il dott. Azzolina pratica prontamente una tracheotomia (cioè l’incisione della trachea per creare un’apertura), successivamente per via laringoscopica il corpo estraneo viene definitivamente rimosso.

Mattia è salvo ma ha riportato un importante edema delle vie aeree superiori: deve rimanere diversi giorni in terapia intensiva, viene quindi trasferito nella Rianimazione pediatrica dell’Ospedale Garibaldi, dove, decannulato, prosegue la degenza in Otorinolaringoiatria. Una volta dimesso, in questi giorni è tornato al Cannizzaro per i previsti controlli otorinolaringoiatrici. Ha compiuto il suo nono mese di vita su un letto d’ospedale, ma il Natale felicemente a casa con una piccola ferita al collo e, soprattutto, senza avere riportato esiti né respiratori né neurologici.