Maggio 2022/Giugno 2024. Tanto è trascorso da quando Vittoria è salita agli onori della cronaca nera nazionale per il gesto folle di due persone affette da disturbi psichici gravi.
Nel maggio 2022 la vittima fu Brunilda Halla, 37 anni, originaria dell’Albania ma residente a Vittoria con marito e figli. Ad ucciderla, un ventottenne vittoriese con problemi psichiatrici che, fermato, ha confessato di aver ucciso a caso, per vendicare gli atti di bullismo subiti da adolescente e perché si sentiva osteggiato dalla società. Qualche anno prima, nel 2016, era stato sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio (Tso). Era sotto cura, seguito da neurologici e psichiatri, ma non si era ripreso.
Lo scorso giugno, un giovane di origini tunisine ha provato a sterminare la famiglia (si è salvata solo la sorella che in quel momento si trovava a Torino per motivi di studio. Sono morte la madre e una sorella, mentre il padre e la sorella minore sono ancora ricoverati in ospedale). Anche in questo caso il giovane era seguito dal dipartimento di Salute e igiene mentale, ma non si presentava da circa un anno. Nei suoi confronti erano state fatte tante denunce, una addirittura per estorsione ai danni del padre, e faceva uso di stupefacenti. Era stato già ricoverato ed anche sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Due casi in due anni in una città dalle medie dimensioni, Vittoria, appunto. Ma ci sono casi simili che ogni giorno si registrano anche nel resto d’Italia. Appare quindi chiaro che bisogna cambiare il modo nel quale vengono affrontate questo tipo di problematiche. Attualmente, infatti, è il soggetto direttamente interessato dai disturbi psichici a dover dare il proprio consenso ad essere curato. Il Trattamento Sanitario Obbligatorio, infatti, può avere una durata massima di sette giorni. Se si deve prolungare, è necessario acquisire nuovamente la convalida del Giudice Tutelare (a cura del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura). Se durante la degenza il paziente accetta le cure, il TSO viene trasformato in ricovero volontario.
Per capire meglio la questione dal punto di vista delle famiglie di questi soggetti, abbiamo incontrato Marco Piccitto che, oltre ad essere presidente del Movimento Ami (Autonomia Moderata Iblea) conosce bene ogni aspetto di questa problematica dato che un familiare è affetto da disturbi mentali.
“Sappiamo- dice a Ragusah24- che c’è una forma di abbandono continuo di queste persone e ne parlo con cognizione di causa in quanto abbiamo una persona affetta da queste patologie in famiglia. Le strutture pubbliche sono poche e di conseguenza anche i posti disponibili sono limitari. Per il resto, ci sono tante strutture private che, come tali, hanno dei costi non indifferenti: almeno 900 euro al mese. Non tutte le famiglie, però, possono permettersi di sostenere queste spese. Che fare, quindi? Dopo la chiusura degli istituti psichiatrici (i cosiddetti manicomi) nessun Governo ha affrontato con serietà la problematica. Ma la soluzione non può essere la chiusura, altrimenti dovremmo chiudere tutte le case di riposo perché in qualcuna sono stati registrati episodi di violenza sugli ospiti, o tutti le scuole materne… Va invece modificato il sistema: telecamere obbligatorie (da far consultare solo ai parenti dei diretti interessati) e pene più severe per chi maltratta gli ospiti delle strutture. Sbagliato anche lasciarli semplicemente in carcere, nel caso di chi ha commesso crimini gravi, dato che non vi sono aree a loro dedicate né personale specifico che possa seguirli. Così si mette a rischio, come accaduto tra l’altro a Ragusa qualche settimana fa, l’incolumità degli agenti di Polizia Penitenziaria”.
Piccitto poi aggiunge: “come si può pensare di chiedere allo stesso disabile mentale se vuole o meno essere curato? Nei casi più gravi, che spesso sono poi quelli che sfociano in episodi di cronaca, è chiaro che il soggetto non voglia saperne”.
“Se non si agisce tempestivamente- aggiunge Piccitto- la situazione non potrà che peggiorare anche perché il numero di persone affette da disturbi psichici più o meno gravi sembra essere in costante crescita, pare per il consumo di droghe e per lo stress della vita moderna. Davanti a tutto questo, però, le famiglie non possono e non debbono essere abbandonate a loro stesse anche e soprattutto se, come nel caso degli Zaouali, pare che la persona affetta da disturbi avesse già manifestato dei comportamenti violenti”.
“Come Ami- aggiunge Piccitto- abbiamo già contattato Fratelli d’Italia Vittoria, in quanto esponente locale del Governo Nazionale. Si sono messi a disposizione per portare avanti la questione, ai vari livelli. Speriamo quindi in interventi tempestivi, pur consapevoli che la questione è molto delicata”.