
“I diritti dei grandi cominciano dai diritti dei bambini”: questa la frase stampata sulle magliette gialle e blu indossate per la “Partita con mamma e papà” che si è svolta stamattina alla Casa circondariale di Ragusa.
Decine di giocatori, di ogni età e genere, a rincorrere palloni arcobaleno e palle gonfiabili giganti, senza punteggi e senza regole, se non una: abbattere i muri dell’invisibilità che celano la realtà carceraria al resto della società civile. Più che una partita vera e propria, l’occasione di far scomparire almeno per qualche ora le barriere materiali e immateriali che separano la vita di chi sta dentro da quella di chi sta fuori. In particolare, le distanze che separano i bambini dai loro genitori.
Giunta all’ottava edizione, la “Partita con mamma e papà” è un’iniziativa lanciata su scala nazionale nel 2015 (poi sospesa per i due anni della pandemia) dall’associazione “Bambini senza sbarre” con lo scopo di favorire l’inclusione sociale dei bambini con genitori detenuti. Nel 2023 si è giocata in 79 istituti italiani, coinvolgendo 4250 bambini e 2050 genitori.
A Ragusa quella di oggi è già la terza edizione, resa possibile anche quest’anno grazie all’impegno delle associazioni promotrici Ci Ridiamo Sù e Medu- Medici per i diritti umani Ragusa, e alla collaborazione della Direzione, dei funzionari giuridico-pedagogici e degli agenti della polizia penitenziaria dell’istituto di Via G. Di Vittorio. Coinvolti nell’iniziativa anche la Garante per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza Claudia Parrino, le associazioni del territorio Arcigay Ragusa, Arà – Associazione Angelo Ragusa, Facciamo scuola asd, A.n.a.s., Libertas, il Comune di Ragusa, con le assessore alla Pubblica Istruzione Catia Pasta e ai Servizi Sociali Elvira Adamo, e la Camera Penale degli Iblei.
Il mantenimento del legame affettivo tra bambino e genitore detenuto è un diritto sancito dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e va pertanto tutelato e promosso, ma le opportunità di vivere momenti di quasi normalità dentro agli istituti penitenziari non sono frequenti. La “Partita con mamma e papà” offre dunque la possibilità di condividere un momento ludico, normale per tutti gli altri bambini, e invece eccezionale per i figli e le famiglie di chi sta in carcere. Eppure, proprio i bambini possono essere non solo destinatari di iniziative a loro favore, ma anche attori del cambiamento dell’istituzione carceraria, come insegna l’esperienza di oggi, con gli spazi aperti della Casa circondariale trasformati in luoghi di gioco, socialità e affettività.
“Affollare il campetto, urlare di gioia, correre e rincorrere, fare i matti, abbattere i muri dell’invisibilità partendo dai bambini è stato importante. Un’energia che è arrivata oltre l’area di gioco e l’area verde, dentro le celle, fuori dalle mura, in strada. Un altro linguaggio è possibile sempre e ovunque”, commenta Fabio Ferrito dell’associazione di comicoterapia Ci Ridiamo Sù, che già da alcuni anni sviluppa diversi progetti all’interno della Casa circondariale come “Libere Tenerezze, Laudato Sì”, un “orto umoristico generativo” coltivato dai detenuti.
Altrettanto importante la presenza, accanto alle famiglie, delle associazioni e dei rappresentanti delle istituzioni. Un segnale di vicinanza e solidarietà molto forte rivolto a coloro che vivono una condizione di isolamento e deprivazione, ma anche a chi il carcere lo attraversa come luogo di lavoro e non sempre si sente supportato dalla società civile.
“Ricostruire il senso di comunità all’interno degli istituti è fondamentale e per farlo è necessario anche il coinvolgimento delle associazioni che operano fuori – prosegue Ferrito. ‑ È come lanciare una rete di protezione oltre le barriere del carcere per superare le solitudini, per dare visibilità a chi è invisibilizzato. Oggi, grazie al contributo delle tante persone presenti, abbiamo restituito dignità alla dimensione carceraria.”