
È stata una giornata intensa e partecipata quella di ieri, Primo Maggio, in Piazza Rimembranza a Pozzallo, dove si è celebrata la Festa dei Lavoratori in un clima di grande consapevolezza, riflessione e mobilitazione civile ma anche di festa. Lavoratrici, lavoratori, giovani, disoccupati, pensionati e cittadini sono stati i protagonisti della giornata di ieri per affermare con forza che il lavoro resta la pietra angolare della democrazia e della dignità umana. Giuseppe Roccuzzo, segretario provinciale della CGIL di Ragusa, intervenuto dal palco della manifestazione, ha ricordato come “festeggiare il Primo Maggio significhi anche rivolgere un pensiero a chi ha perso la vita lavorando, a chi è disoccupato, a chi vive condizioni di precarietà”. Lo slogan scelto per l’edizione 2025, “Uniti per un lavoro sicuro”, è anche uno dei cinque quesiti referendari che la CGIL sostiene con convinzione, e per i quali Roccuzzo ha lanciato un forte appello al voto: «Invitiamo tutti ad andare alle urne l’8 e il 9 giugno, per riconquistare diritti che negli anni sono stati smantellati». Nel suo intervento, Roccuzzo ha denunciato con lucidità e passione le condizioni del lavoro precario e sfruttato che ancora affliggono la nostra provincia di Ragusa: “Il caporalato, i contratti part-time fittizi, gli appalti a cascata che scaricano la responsabilità solo sull’ultimo anello della catena. Noi diciamo basta. Diciamo sì a un lavoro giusto, che permetta di progettare una vita, di costruire una famiglia, di partecipare alla società”. Un pensiero è stato rivolto anche ai lavoratori che non hanno potuto partecipare alla festa perché rimasti aperti per l’intera giornata del Primo Maggio. «Aprire il Primo Maggio – ha affermato il segretario – è una scelta che antepone il profitto alla dignità. Ma con loro, l’appuntamento è solo rimandato: l’anno prossimo saranno con noi». Accanto al sindacato, le istituzioni con il Sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, che ha ricordato come “il Primo Maggio sia stato abolito durante il ventennio fascista” e come i diritti dei lavoratori, così come la democrazia stessa, non siano mai acquisiti per sempre: “Bisogna coltivarli ogni giorno, con il lavoro, con la lotta e con il voto”.