
La questione ambientale sulle coste iblee della fascia trasformata.
Questo l’argomento al centro dell’intervista andata in onda durante la trasmissione UnoMattina Estate su Rai 1. In particolare, il giornalista e scrittore vittoriese Giuseppe Bascietto ha lanciato un accorato appello riguardo alla grave situazione ambientale che affligge la Sicilia Sud-Orientale e soprattutto la zona tra Vittoria e Marina di Acate, nel Ragusano: da una parte gli alti costi di smaltimento di plastica e fratta avvinghiata con spago e fili di nylon, dall’altra la terribile abitudine di disfarsi di questi rifiuti dandogli fuoco o interrando il tutto.
Va precisato, poi, che in Sicilia non esiste un centro di smaltimento e recupero dello scarto, della fratta, in grado di trattare il rifiuto. In quello di Contrada Perciata, a Vittoria, la fratta va portata già libera da ogni altro residuo. Non solo. I produttori non hanno i mezzi idonei per caricare questo genere rifiuti sui camion.
Bascietto ha sottolineato come la organizzazioni criminali riescano poi a trovare terreno fertile in questo “vuoto”, facendo accordi con chi poi a pagamento trasporta illegalmente il rifiuto speciale per poi bruciarlo. Per il giornalista e scrittore vittoriese è quindi indispensabile dare vita a centri di stoccaggio gestiti da aziende la cui certificazione antimafia è comprovata dalle Prefetture e dal Ministero dell’Interno.
Nel corso del segmento intitolato “Il paradiso che va in fumo”, Bascietto ha denunciato lo smaltimento illecito dei rifiuti, evidenziando come questa pratica stia compromettendo un territorio di straordinaria bellezza e valore agricolo. In ballo non c’è solo la tutela dell’ambiente e delle falde acquifere ma anche della salute pubblica di residenti e dei villeggianti, ‘avvelenati’ dalle fumarole.
In collegamento da Marina di Acate, la giornalista Cristina Conforti ha poi intervistato l’ambientalista Riccardo Zingaro, il quale ha sottolineato l’urgenza di interventi concreti per fermare le attività illecite e proteggere l’ambiente locale. A fare da sfondo al collegamento, veri e proprie montagne di rifiuti composte soprattutto da materiale di scarto delle serre e fratta. “Questo fenomeno- ha chiarito Zingaro accompagnato da altri volontari di Terre Pulite- riguarda ben 4 province e si sviluppa da Licata a Marina di Acate. Noi lo denunciamo da tempo e siamo stati, negli anni, anche minacciati più volte”.
“La questione delle Ecomafie- precisano poi i volontari di Terre Pulite- non deve e non può diventare un alibi per politici e ‘inquinatori seriali’ (conosciuti e ben noti). Il problema è culturale e coinvolge tutti: italiani e stranieri, imprenditori e operai. Le Istituzioni devono guidare questo cambiamento, sensibilizzando e sostenendo chi, come noi di Terre Pulite, cerca di fare la propria parte. Il disastro ambientale che stiamo vivendo è innanzitutto il risultato di comportamenti incivili e irresponsabili dei singoli ma altresì frutto di una politica asservita a poteri economici su cui proliferano anche le Ecomafie”.
Il sindaco di Acate, Gianfranco Fidone, da noi contattato ha ricordato come già in passato abbia sollevato la questione, scrivendo anche al Ministero dell’Ambiente, come vi avevamo raccontato in questo articolo: Inquinamento ambientale ad Acate, Sindaco scrive al Ministro
“La battaglia di Giuseppe Bascietto e di Riccardo Zingaro- ha sottolineato a Ragusah24 il sindaco Fidone- è la mia battaglia e deve essere quella che unisce un intero territorio, quello della fascia trasformata. Non possono esserci divisioni dinanzi a un problema imponente. Lo è talmente tanto imponente che avevo proposto l’invio dell’esercito: il Comune con i mezzi limitati che ha disposizione sta dando segnali piccoli ma importanti, lo stesso sta facendo la Prefettura con l’avvio meritorio della iniziativa Riciclo Verde assieme al Libero Consorzio e anche la Regione ha fatto la sua parte stanziando somme per le bonifiche. Le forze dell’ordine sono sempre in prima linea e le ringrazio per questo. Questa battaglia deve quindi proseguire e deve avere come strumenti non solo la repressione ma anche la sensibilizzazione, coniugando sviluppo e tutela ambientale”.