Mafia siciliana e clan romani: estorsioni a imprenditore edile

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Un’operazione della Direzione Investigativa Antimafia di Roma, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura capitolina, ha portato all’esecuzione di un’ordinanza cautelare nei confronti di nove persone, sei delle quali già detenute e due agli arresti domiciliari. Le accuse, pesantissime, parlano di minacce e violenze nei confronti di un imprenditore edile, con lo scopo di sottrargli con la forza immobili per un valore stimato di circa 300.000 euro.

Ma ciò che emerge con ancora maggiore allarme dalle indagini è il profilo dei soggetti coinvolti: da un lato esponenti della criminalità romana, dall’altro figure legate alla mafia siciliana, operanti ben oltre i confini dell’Isola, in piena sinergia con i clan capitolini.

Secondo la Dia, i due gruppi – apparentemente contrapposti – erano in realtà alleati in un progetto comune: mettere sotto scacco l’imprenditore titolare della Rossi Costruzioni Edili Srl per imporgli la cessione, a prezzi stracciati, di tre unità immobiliari in costruzione a Pomezia, alle porte di Roma. L’imprenditore sarebbe stato sottoposto a un clima di terrore fatto di minacce di morte, intimidazioni nei confronti dei familiari, e persino colpi di pistola contro il cantiere. 

Tra i protagonisti della vicenda figurano soggetti riconducibili alla mafia siciliana, che si sarebbero offerti come “protettori” della vittima, salvo poi partecipare attivamente all’estorsione. Un metodo collaudato nelle logiche mafiose: creare il problema per poi offrirsi come soluzione, ottenendo così il controllo e la subordinazione dell’imprenditore.

Le indagini, originate da un filone dell’operazione “Assedio” del 2018, hanno permesso di svelare un intreccio criminale che travalica le appartenenze territoriali e dimostra ancora una volta come la mafia siciliana continui ad esercitare la propria influenza anche fuori dalla Sicilia, cercando nuovi territori in cui espandere i propri interessi economici, in particolare nel settore edilizio e immobiliare.

Agghiacciante anche il ruolo di un imprenditore locale, pometino, che fingendosi mediatore avrebbe ulteriormente aggravato la posizione della vittima, costringendola a sottoscrivere contratti di sponsorizzazione per 100.000 euro in favore di società sportive locali, utilizzate come canali per drenare altro denaro.