
Non ce l’ha fatta Giacomo Fidone, il giovane di 28 anni che, con tenacia e determinazione, ha affrontato per tutta la vita la battaglia contro la fibrosi cistica. Giacomo è morto ieri pomeriggio presso il centro trapianti dell’ISMETT di Palermo, dove era ricoverato da settimane in terapia intensiva, attaccato a un macchinario ECHMO che respirava per lui, mentre era in lista d’attesa per un secondo trapianto di polmoni. (Qui il nostro precedente articolo: Scicli: Giacomo torna in terapia intensiva, riparte raccolta fondi)
A spegnere per sempre il suo respiro è stata una complicanza legata a un rigetto acuto dell’organo che aveva ricevuto nel 2020, dopo anni di lotta e interventi chirurgici. I primi anni dopo il trapianto sono stati vissuti da Giacomo come rinascita, ma poi nell’ultimo periodo sono iniziati i problemi. Negli ultimi mesi le sue condizioni erano peggiorate rapidamente, aggravate anche da un’infezione che stava cercando di combattere con la forza che lo ha sempre contraddistinto. Ma questa volta, nonostante la vicinanza della famiglia e il sostegno di una comunità intera, non ce l’ha fatta.
La notizia ha scosso profondamente la città di Scicli e non solo. In molti conoscevano Giacomo per la sua energia contagiosa, per il suo impegno come volontario nella raccolta fondi a favore della Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica, e per la sua attività di DJ e animatore, oltre che per la passione per il mare e le moto. Un giovane amato e stimato, che ha sempre dato senza mai chiedere.
La morte di Giacomo riapre con forza il tema della donazione degli organi, un gesto che può letteralmente salvare vite.
La donazione di organi è un atto di immenso altruismo e civiltà. Un gesto che può trasformare un dolore in speranza, una fine in un nuovo inizio per qualcun altro.
Ciao Giacomo, che il mare che tanto amavi ora ti accolga con la stessa dolcezza con cui tu affrontavi la vita.