
E’ iniziato ufficialmente meno di un’ora fa il Ragusa Pride 2025. Il tema scelto, “Siamo figli3 della tempesta”, non è rimasto solo uno slogan, ma ha preso forma in strada, sui volti, nei canti e nelle parole di chi è scesə in piazza non solo per celebrare, ma per protestare.
Una folla colorata, determinata e multiforme ha invaso il lungomare e le vie della cittadina balneare iblea, trasformandole in un vero e proprio corteo di corpi visibili, di rivendicazioni forti e di voci che non vogliono più essere ignorate.
Una festa, ma soprattutto una protesta
“Non è solo festa: è lotta”, si legge ovunque, e lo si percepisce nell’energia che percorre il corteo. Il documento politico alla base di questa edizione parla chiaro: “Oggi tuttə noi, insieme, scegliamo di divenire tempesta”.
Una tempesta che non distrugge, ma che scuote le coscienze. Che rompe il silenzio e chiama all’azione contro l’ondata reazionaria che attraversa l’Italia, l’Europa e il mondo. I partecipanti non dimenticano i divieti ai Pride in Ungheria, la censura di Trump negli USA, le politiche del governo Meloni contro la comunità LGBTQIA+ in Italia.
Sulla nostra pagina Facebook le interviste a Natascia Maesi, presidente nazionale Arcigay e ad Andrea Ragusa, presidente Arcigay territoriale: https://fb.watch/AxfgBre00m/
Durante l’apertura del corteo sono state ribadite le principali rivendicazioni:
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Educazione sessuale e affettiva laica, scientifica e accessibile in tutte le scuole.
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Percorsi di affermazione di genere sicuri, gratuiti e garantiti in ogni Regione.
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Riconoscimento pieno delle famiglie omogenitoriali e matrimonio egualitario.
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Una legge efficace contro l’omolesbobitransfobia.
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Un’Italia in cui nessunə debba più scegliere tra la propria identità e l’essere cittadinə con pari diritti.
Il messaggio è intersezionale e internazionale: il Pride oggi non può essere slegato dalle lotte globali per la giustizia. Le voci dal palco hanno ricordato i genocidi in corso, le guerre dimenticate e il dramma palestinese: “Non c’è giustizia nei Pride se non c’è giustizia a Gaza”, hanno detto con forza, tra gli applausi.
Una Sicilia che resiste
Marina di Ragusa, oggi, non è più solo una località di mare: è diventata un simbolo di resistenza consapevole del Sud, di un Sud che non accetta più il ruolo di periferia silenziosa, ma rivendica la propria centralità politica, culturale e umana.
La parata proseguirà con musica, performance e interventi delle realtà associative coinvolte, ma l’atmosfera è chiara fin da ora: oggi il Pride è tempesta. E nessuno, neanche il mare calmo di giugno, potrà ignorarla.