
Un’azienda del Ragusano è finita al centro di una complessa operazione condotta dalla Guardia di Finanza nell’ambito del “Controllo Economico del Territorio”, volta a contrastare le frodi commerciali e tutelare i consumatori. L’impresa, attiva nel settore della produzione e commercializzazione di pellet, è accusata di aver utilizzato illecitamente un noto marchio internazionale di certificazione, registrato, che garantisce la qualità del combustibile naturale derivato dal legno.
Le indagini, coordinate dal Comando Provinciale di Catania e sviluppate dai Finanzieri della Compagnia di Riposto, hanno portato al sequestro di un’intera filiera di produzione di pellet di scarsa qualità, confezionato in sacchi da 15 kg che riportavano un logo contraffatto del certificato “A1”. Il falso marchio riproduceva in modo identico grafica, caratteri, proporzioni e riferimenti normativi del logo originale, inducendo in errore i consumatori sulla reale qualità del prodotto.
Le analisi sui campioni sequestrati hanno confermato i sospetti: il materiale non rientrava in alcuna delle classi qualitative previste (né A1, né A2, né B), risultando quindi non idoneo alla commercializzazione con tale etichettatura. A seguito di perizia, la società licenziataria del marchio Enplus® per l’Italia ha denunciato l’utilizzo non autorizzato del logo da parte dell’azienda ragusana.
In totale sono state sottoposte a sequestro 56 tonnellate di pellet e 208.000 sacchetti di imballaggio, che avrebbero potuto favorire la commercializzazione di ulteriori 3.000 tonnellate di prodotto per un valore commerciale stimato di oltre 950.000 euro. È stato inoltre accertato che oltre 1.000 tonnellate di pellet sono già state vendute, generando un incasso di circa 355.000 euro.
Il legale rappresentante dell’azienda è stato denunciato alla Procura della Repubblica per frode nell’esercizio del commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci. L’azienda è stata anche segnalata per responsabilità amministrativa degli enti ai sensi del D.Lgs. 231/2001, con la richiesta di sequestro preventivo per equivalente pari a oltre 350.000 euro.
Il procedimento è ancora nella fase delle indagini preliminari e, come previsto dalla legge, la responsabilità degli indagati sarà accertata solo con sentenza definitiva.