
Si è svolto nei giorni scorsi nel capoluogo siciliano il seminario “La Dissalazione dell’acqua di mare e le tecnologie correlate nel contesto del WEFE Nexus”, promosso dall’Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia e dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Palermo. Due giornate di confronto tra esperti, tecnici, accademici e istituzioni sul tema sempre più urgente della gestione dell’acqua e della crisi idrica che colpisce la Sicilia.
L’evento ha affrontato in modo approfondito le problematiche legate alla siccità, all’inquinamento delle falde e all’avanzamento del cuneo salino, fenomeni che stanno mettendo a rischio l’approvvigionamento idrico in diverse aree dell’isola, in particolare nel territorio ibleo.
Vari i casi studio presentati da Rosario Ruggieri, che ha relazionato sul tema “Vulnerabilità e protezione delle fonti idriche ad uso potabile: due casi studio emblematici negli Iblei”, relativi a problematiche di inquinamento che, nel corso degli anni, hanno interessato l’area iblea.
Tra questi, spiccano l’insalinamento da cloruri della fascia costiera iblea, che si estende per circa 2 km verso l’entroterra a causa dell’avanzamento del cuneo salino, fenomeno riconducibile al sovrasfruttamento della falda costiera, determinato dalla presenza intensiva di pozzi per uso irriguo nella cosiddetta “fascia trasformata”; l’inquinamento della sorgente Salto di Lepre, utilizzata per l’approvvigionamento idrico del Comune di Scicli, dovuto all’ingresso di acque insufficientemente depurate; l’inquinamento della sorgente Fonte Paradiso, utilizzata dal Comune di Santa Croce Camerina, compromessa dalla perdita del fluido di circolazione durante una trivellazione petrolifera; infine, l’inquinamento delle sorgenti Oro e Scribano-Misericordia del Comune di Ragusa, causato dalla presenza di attività antropiche all’interno del bacino di ricarica di tali fonti, nonostante fossero vigenti le fasce di rispetto previste dal D.Lgs. 152/2006.
Questi casi evidenziano la necessità improrogabile per gli enti competenti di istituire con urgenza le Aree di salvaguardia per i corpi idrici destinati al consumo umano e di garantire il rispetto delle prescrizioni contenute nel suddetto decreto legislativo, attraverso un’efficace e costante attività di controllo e monitoraggio.
Durante il convegno, è stato sottolineato come sia necessario un cambio di passo nella gestione delle risorse, superando l’attuale approccio emergenziale. «La crisi idrica – ha dichiarato Paolo Mozzicato, presidente dell’Ordine dei Geologi – va affrontata con pianificazione e soluzioni strutturali. Non possiamo più permetterci ritardi o sottovalutazioni».
Ampio spazio è stato dedicato anche alle tecnologie di dissalazione dell’acqua di mare e alle potenzialità offerte dal modello integrato WEFE Nexus, che mette in relazione risorse idriche, energia, alimentazione ed ecosistemi. Un approccio innovativo, ritenuto fondamentale per rendere più resiliente e sostenibile la gestione dell’acqua, specie in territori fragili come quello siciliano.
Gli organizzatori hanno ribadito l’impegno degli Ordini professionali nel promuovere il dialogo tra discipline, la diffusione di buone pratiche e il coinvolgimento della politica in un percorso di lungo termine, che metta finalmente la tutela dell’acqua al centro delle scelte strategiche per il territorio.