Fumarole e rifiuti agricoli, “Riciclo Verde” non decolla

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Ad un anno dall’inaugurazione del progetto sperimentale Riciclo Verde, le fumarole agricole continuano a rappresentare un’emergenza ambientale irrisolta per il territorio della fascia trasformata. La denuncia arriva dall’associazione Terre Pulite, ma anche dalle istituzioni che lunedì si sono riunite a Vittoria, presso il Centro di ricerca per l’agricoltura in contrada Perciata, per una conferenza permanente convocata dalla Prefettura di Ragusa.

All’incontro – al quale hanno partecipato rappresentanti delle Forze dell’ordine e alcuni sindaci – è emerso con chiarezza come il progetto Riciclo Verde, promosso dalla Prefettura stessa, non abbia ottenuto i risultati attesi: solo 60 aziende su migliaia in tutta la provincia di Ragusa hanno aderito, e pochissime tra queste hanno effettivamente conferito residui vegetali nel centro di raccolta.

Il prefetto Giuseppe Ranieri ha sollecitato i dirigenti ad avviare rapidamente una mappatura delle aziende agricole, in collaborazione con AGEA, che ad oggi non risulta ancora avviata. Tale mappatura sarebbe fondamentale per fotografare la realtà agricola del territorio e impostare interventi mirati.

Durante la riunione si è parlato anche della necessità di incentivare la sostituzione del filo in nylon con materiali biodegradabili, più compatibili con l’ambiente.

Terre Pulite ha sottolineato la mancanza di informazione sul progetto Riciclo Verde, chiedendo l’installazione di cartelloni stradali, la creazione di un sito web e di una pagina social per rendere visibile il centro di conferimento di Perciata e informare in modo capillare i serricoltori.

Ma al di là degli strumenti di comunicazione, resta irrisolta la questione di chi smaltisce i rifiuti agricoli, con quali autorizzazioni, e dove finiscono realmente. “Non è più accettabile – denuncia l’associazione – vedere camion pieni di manichette e teli circolare senza controllo.”

La Presidente del Libero Consorzio Comunale, Maria Rita Schembari, ha ricordato che l’attuale modello è insostenibile: “Non si può continuare a sostenere un costo così alto per l’ambiente e per la collettività”.

La strada per uscire dall’emergenza, concordano istituzioni e attivisti, passa da una gestione seria, tracciabile e trasparente dei rifiuti agricoli, da incentivi per le aziende virtuose e da misure deterrenti che scoraggino il ricorso a pratiche illecite o dannose.

Infine, Terre Pulite ha ricordato anche la situazione della bonifica a Marina di Acate, ferma da 15 anni. Lo studio sull’arretramento della costa è stato aggiornato, ma i dati restano pressoché invariati. Un nuovo report sull’impatto ambientale è atteso entro gennaio 2026.

“Chi vivrà vedrà” – conclude amaramente l’associazione.