Michele Frasca e l’incendio: “Una violenza ma c’è stata comunità”

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La comunità che si mette a disposizione. Un fatto non scontato in una società sempre più individualista. I contadini che si sono messi a disposizione con i loro trattori per spegnere il fuoco che è divampato nei pressi del vivaio Careno e che ha distrutto – fortunatamente – solo una piccola parte della Cantina Frasca, ne sono l’esempio. “Ci siamo ritrovati l’incendio che non sappiamo da dove è nato e su questo ci sono tante ipotesi – racconta il titolare Michele Frasca – l’incendio partito da Careno era stato controllato, poi è cambiato il vento e ci siamo ritrovati nel mezzo. Qui, proprio grazie all’intervento dei contadini che con i trattori hanno fatto i tagliafuochi siamo riusciti a limitare i danni. Sono stati bruciati solo 6 chilometri ed è andata bene. Non sono cose scontate. Abbiamo apprezzato tantissimo la comunità che si è messa a disposizione come c’è da dire che c’è stata un’altra parte di comunità che si è voltata dall’altra parte. Per quanto mi riguarda mi ritengo fortunato perché la mia azienda è viva e vegeta, 60 alberi da frutto sono andati via ma poteva andare peggio. Cosa si prova? E’ una violenza: come quando entra un ladro in casa, l’uomo si deve assumere le proprie responsabilità per tutto questo”.

Poetico e sentito il post della Cantina Frasca.

Ieri, il fuoco si è fatto presenza.

Senza bussare, ha trasformato in fumo otto anni di cura, innesti, alberelli, visioni.

La passione, diventata cenere, ha incontrato la sua prova più feroce.

Ma oggi non vogliamo parlare del dolore.

Vogliamo parlare di gratitudine.

Grazie a Enzo Barone, che con coraggio e lucidità ha contenuto le fiamme nella prima fase insieme a noi.

Grazie ai Vigili del Fuoco, custodi silenziosi di sogni altrui.

E grazie a un supereroe senza nome, (non abbiamo capito chi fosse) che a bordo di un Fiat Agri ha tracciato tagliafuoco come fossero carezze ed invece furono corazze, salvando la struttura della cantina.

Chiunque tu sia, fatti vedere

Per il resto…

Le piante si sono fatte cenere. Ma la terra, no. La terra ha memoria.

E la passione vera, quella che affonda nel cuore, non brucia mai davvero.

Una frase dice che la Fenice risorge dalle ceneri.

Ma c’è di più: la Fenice torna volontariamente nel fuoco, ogni volta che è il momento di rinascere.

Oggi siamo quel momento.

Ricominciamo. Con mani nere di fumo e occhi pieni di luce.