La Sicilia nella morsa degli incendi, ieri 380 roghi in tutta l’Isola

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Nella giornata di ieri sono stati registrati 380 incendi, grandi e piccoli, in quasi tutta la Sicilia: tra i più gravi quello che si è verificato alla sughereta di Niscemi, territorio dove si trova il Muos, il sistema di comunicazioni satellitari militare degli Stati Uniti.

Gli interventi hanno coinvolto centinaia di mezzi a terra e migliaia di uomini, tra operai antincendio, vigili del fuoco e volontari. Sul fronte aereo sono stati impiegati 10 elicotteri del Corpo forestale regionale, un S64 dei vigili del fuoco, due velivoli pesanti della flotta nazionale, oltre ai due Canadair di base in Sicilia, affiancati per l’occasione da un terzo fatto arrivare dalla Calabria.

L’isola è nuovamente stretta nella morsa di un caldo record e delle fiamme che divorano ettari di boschi, macchia mediterranea, aree agricole. Dietro questo dramma, spesso, c’è una responsabilità precisa: l’uomo. Vegetazione secca, terreni aridi, venti forti e un’umidità quasi inesistente creano condizioni ideali per la propagazione delle fiamme.

La stragrande maggioranza degli incendi non è causata da fenomeni naturali, ma da azioni dolose o colpose. C’è chi dà fuoco ai campi per “pulire” i terreni, chi agisce per vendetta o interesse economico, e chi appicca roghi per pura irresponsabilità.

Ogni anno si parla di prevenzione, ma ogni anno sembra arrivare impreparati. La pulizia dei boschi, la sorveglianza del territorio e la manutenzione delle aree a rischio restano insufficienti. Serve un piano strutturato, con fondi adeguati e un’azione coordinata tra enti locali, Regione e Stato. Ma serve anche — e soprattutto — un cambiamento culturale: chi brucia la propria terra distrugge il futuro di tutti.