
Sette dei dodici comuni della provincia di Ragusa sono in stato di dissesto o pre-dissesto finanziario, un problema che in Sicilia riguarda complessivamente 120 amministrazioni locali.
A lanciare l’allarme sono il segretario della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, e il segretario della Cgil Ragusa, Giuseppe Roccuzzo, che hanno scritto ai parlamentari nazionali eletti in Sicilia chiedendo l’introduzione, nella legge di bilancio, di strumenti che consentano agli enti di disporre della liquidità necessaria per far fronte alla massa debitoria, evitando l’aumento degli interessi.
Per i comuni fino a 60 mila abitanti, la Cgil propone un’erogazione di risorse tramite la Cassa Depositi e Prestiti, a totale copertura della massa debitoria e fino a un massimo di 150 milioni di euro. Secondo i sindacalisti, “è la mancanza di liquidità ad accrescere le difficoltà per gli enti nel riequilibrare rapidamente i conti”.
Il quadro, evidenziano Mannino e Roccuzzo, è preoccupante: su 74 enti in dissesto in Sicilia, oltre il 54% non è riuscito ad approvare in Consiglio Comunale l’Ipotesi di Bilancio Stabilmente Riequilibrato, segno delle difficoltà a riportare l’ente in bonis nel periodo quinquennale previsto dalla normativa.
Le conseguenze, sottolinea la Cgil, riguardano servizi essenziali ai cittadini, pagamento degli stipendi ai lavoratori, revisione delle piante organiche e stabilizzazione del personale, con ricadute negative anche sulle imprese e cooperative sociali che operano per conto dei Comuni.
I sindacalisti definiscono la situazione “un problema dalle molteplici implicazioni” e sollecitano i parlamentari a intervenire per garantire una soluzione concreta, sostenibile e duratura alla crisi finanziaria dei Comuni siciliani.
