
A Vittoria cresce la preoccupazione per la sicurezza percepita, soprattutto tra i più giovani. A testimoniarlo è una lettera aperta scritta da un gruppo di ragazze tra i 16 e i 18 anni, che hanno deciso di trasformare le loro paure in un appello pubblico rivolto alle istituzioni e alla comunità. Le giovani raccontano episodi che, a loro dire, rendono sempre più difficile vivere con serenità gli spazi della città, specialmente nelle ore serali.
La lettera, che riportiamo integralmente, nasce – precisano – “non come accusa verso chi arriva da altri Paesi, ma come richiesta di maggiore sicurezza e decoro urbano“.
La lettera aperta:
A Vittoria la situazione sta diventando sempre più preoccupante, soprattutto per noi ragazze. Quello di cui voglio parlare non si tratta di razzismo, né di giudicare chi arriva da altri paesi per necessità. È semplicemente la realtà che viviamo quotidianamente e che ci fa sentire meno sicure.
In diverse zone si formano gruppi numerosi, spesso composti da giovani stranieri, che hanno comportamenti irrispettosi o potenzialmente pericolosi. Il risultato è che uscire la sera, per molte di noi, è diventato motivo di preoccupazione e allarme.
Uno degli episodi più gravi riguarda ciò che accade anche nelle aree più frequentate: in piena piazza può capitare di vedere un uomo che si abbassa i pantaloni e urina senza alcuna vergogna, come se fosse la cosa più normale del mondo. Una scena che rappresenta bene il livello di degrado che stiamo vivendo.
Durante la fiera Emaia è stato notato un uomo che girava con una mazza nascosta sotto il giubbotto. Anche questo contribuisce ad alimentare la sensazione di vivere in un ambiente dove basta poco per trovarsi in una situazione pericolosa.
Durante il periodo delle giostre invece, si sono viste persone completamente ubriache che si avvicinano ad una di noi ragazze facendo apprezzamenti invadenti, per poi rimanere davanti a te a fissarti. Si sono visti anche individui che tenevano una mano nascosta dentro il giubbotto come se stringessero un oggetto, lasciando intuire che potesse trattarsi di qualcosa di pericoloso. E in contesti affollati, dove basta un litigio o un equivoco, questo è motivo di grande timore.
Non mancano nemmeno episodi di aggressività diretta: può capitare che qualcuno ti trattenga o ti impedisca di allontanarti, insistendo nel parlare o nel bloccare il passaggio, e solo l’intervento di altre persone riesce a evitare che la situazione peggiori.
Oggi, in molte zone di Vittoria, camminare è diventato difficile. Si formano gruppi che sembrano dare vita a veri e propri ghetti. Basta un singolo sguardo anche involontario, perché qualcuno inizi a infastidire, a fischiare o ad avvicinarsi. Ogni angolo può trasformarsi in un punto dove ci si sente osservate o importunate.
Non ci sentiamo più tranquille, e nemmeno i nostri genitori si sentono rassicurati: preferiscono non farci uscire da sole dopo una certa ora e ci raccomandano continuamente di evitare luoghi specifici.
Questa non è una denuncia contro l’immigrazione: essere razzisti è un’altra cosa. Questa è una richiesta di sicurezza, perché oggi Vittoria, ha bisogno di maggior controllo e presenza sul territorio per poter tornare a esserlo davvero.
Una richiesta di ascolto
Le giovani autrici sperano che la loro testimonianza possa contribuire a riportare attenzione su una questione che, dicono, riguarda ormai molte famiglie. L’appello è rivolto alle istituzioni, alle forze dell’ordine e alla comunità intera affinché si lavori insieme per restituire ai cittadini spazi pubblici percepiti come sicuri e vivibili.
La lettera, al di là dei singoli episodi narrati, mette in evidenza il bisogno di ascolto di una generazione che chiede protezione, presenza e interventi concreti per sentirsi nuovamente libera di vivere la città.
Il recente episodio:
Appena qualche settimana fa anche la titolare di un noto negozio di via Ruggero Settimo ha raccontato di essere stata seguita, per diversi metri, da una persona alterata che continuava ad urlarle contro.
“Abito in questa zona da quasi 50 anni, addirittura ora ho anche il negozio qui.
Ho sempre camminato per queste strade, anche da bambina, anche al buio, senza mai avere paura. Ma ieri sera è successo qualcosa che mi ha fatto capire quanto le cose siano cambiate”.
“Ho avuto davvero paura” aveva scritto ancora. “Ho corso come forse non immaginavo di saper fare e per fortuna casa mia era lì ho preso le chiavi di casa in mano e sono corsa dentro. Solo allora lui si è fermato. Erano le 18:30 circa non notte fonda, eppure in quel momento mi sono sentita completamente sola e vulnerabile. Non è giusto vivere così. Non è giusto avere paura di camminare nelle strade dove siamo cresciuti. Scrivo questo perché credo sia importante sapere cosa succede nella nostra città, a Vittoria, e parlarne. Le nostre strade non dovrebbero farci paura. Dobbiamo tornare a sentirci sicure, tutti — donne, ragazze, cittadini — nelle vie che sono sempre state casa nostra”.
