Studente ragusano aggredito, don Burgio: ragazzi pentiti

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Immagine di repertorio tratta dal web

“Hanno riconosciuto le loro responsabilità, mi hanno detto più volte di essere pentiti, rattristati e desiderosi che la vittima possa stare meglio”. Con queste parole don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Cesare Beccaria, ha parlato dei tre ragazzi diciassettenni coinvolti nella violenta aggressione avvenuta lo scorso 12 ottobre in viale Monte Grappa, che ha ferito gravemente lo studente dell’Università Bocconi originario di Ragusa.

Don Burgio è intervenuto nei giorni scorsi ai margini della preghiera interreligiosa organizzata dai City Angels nella Stazione Centrale di Milano. Il sacerdote ha spiegato di aver avuto modo di incontrare e seguire i tre giovani, protagonisti di una vicenda di cronaca che ha profondamente colpito l’opinione pubblica. “Sono stupito – ha detto – perché sono ragazzi intelligenti, sensibili, sinceramente pentiti per quanto hanno commesso. Hanno vissuto una vicenda più grande di loro e stanno cercando di decodificare i propri comportamenti”.

Secondo il cappellano del Beccaria, i tre minorenni stanno affrontando un percorso di riflessione profonda. “Si interrogano molto, si confrontano, sono consapevoli che dovranno fare i conti con quanto accaduto”, ha sottolineato, evidenziando come, negli incontri in carcere, emerga ancora un’anima capace di riconoscere l’errore e di desiderare un cambiamento.

Nel suo intervento, don Burgio ha allargato lo sguardo al contesto più ampio della violenza giovanile in città. “Ci sono tanti ragazzi che vivono nella violenza perché non sanno leggere le proprie emozioni – ha affermato –. La paura li porta a gesti sconsiderati e Milano ne è testimone”. Da qui l’invito ad andare oltre etichette come “maranza” o “baby gang”, definite categorie che non aiutano a guardare avanti né a comprendere la complessità dei fenomeni.

Il sacerdote ha infine richiamato l’attenzione sulle difficoltà sociali presenti nei quartieri milanesi, parlando di una povertà crescente e di fenomeni nuovi come quello dei minori stranieri non accompagnati. “Attraverso i social vedono Milano come una città ricca, dove è possibile fare soldi rapidamente – ha spiegato –. Quando poi si scontrano con il vuoto, restano intrappolati in quell’immaginazione che li ha spinti ad arrivare fin qui”. Secondo don Burgio, quando questi ragazzi vengono accolti e affrontati “in maniera adulta”, sono in grado di riconoscere i reati commessi e il loro bisogno di aiuto.