Dal 15 ottobre le fumarole sono “legali”. Per evitarle ci vogliono i centri di compostaggio

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Torniamo sul problema delle fumarole dovute allo smaltimento degli scarti di origine vegetale in agricoltura.

Dopo la denuncia di numerosi produttori, che lamentano la mancanza di indicazioni su dove e come conferire questi rifiuti, abbiamo cercato di capire quali possono essere le possibili soluzioni.

Sono diversi i punti sui quali far luce, a cominciare dalla mancanza di un centro di compostaggio. In provincia, in realtà, ce ne sono ben due: uno a Ragusa, a Cava dei Modicani, e l’altro a Vittoria, in c.da Pozzo Bollente. Peccato che nessuno dei due, sebbene il primo sia stato pure inaugurato, sia mai entrato in funzione.
Il 19 settembre scorso l’argomento è stato al centro di un incontro in Prefettura alla presenza, tra gli altri, dell’assessore Regionale ai Rifiuti, Salvatore Calleri. E proprio a Calleri, venerdì scorso, è stata inoltrata una richiesta di finanziamento di 1.250.000 euro circa per l’attivazione di entrambi i centri.

“Per quello di Vittoria, essendo da ultimare, ci vogliono più soldi”, ha spiegato l’assessore all’Ecologia del Comune, Filippo Cavallo – ma se questi fondi regionali dovessero arrivare a breve, tra progettazione, gare, affidamento della gestione e lavori veri e propri in un anno potremmo aprirla. Farò pressioni perché ciò accada ma se, nel frattempo, ci dovessero mandare anche solo una parte della somma richiesta, si potrebbe tamponare facendo partire, nell’immediato, il centro di Ragusa, che è già pronto”.

Il centro di compostaggio di Vittoria è grande circa 1000 mq ma non è possibile, allo stato attuale, sapere a quanto ammonteranno i costi di conferimento per i produttori che, comunque, quando il centro sarà attivo, per usufruirne dovranno prima convenzionarsi.

Nel frattempo gli scarti continuano ad ammassarsi ai bordi delle aziende agricole. Fino al 15 ottobre è stata in vigore l’ordinanza, scattata il 15 giugno, che ne vietava la distruzione mediante bruciamento. Da adesso, però, e fino alla prossima estate, la norma di riferimento sarà la legge n. 91 del 24 giugno (art.14) che elimina il divieto di bruciatura in loco dei residui di potatura, ramaglie, erba e sterpaglie e riconosce nuovamente la legalità della pratica di bruciare i residui vegetali. La nuova norma precisa, però, che è consentita la combustione solo in piccoli cumuli di tre metri steri per ettaro. I periodi e gli orari delle bruciature dovranno essere stabiliti, con apposita ordinanza, dal Sindaco competente per territorio.
L’assessore all’agricoltura di Vittoria, Giovanni Caruano, ha assicurato di aver dato, proprio in queste ore, disposizioni precise affinchè tale norma venga recepita in una nuova ordinanza.

Altro fronte importante è quello dell’informazione degli imprenditori agricoli, che lamentano il fatto che la Polizia Provinciale arriva, scrive multe o diffide e se ne va, senza spiegare quali sono le corrette modalità di smaltimento.
“Da parte nostra c’è da sempre la massima disponibilità a fare chiarezza sull’argomento”, afferma il Comandante della Polizia Provinciale, Raffaele Falconieri “ma la scorsa primavera abbiamo organizzato un incontro a Santa Croce proprio su questo argomento e non è venuto nessuno! Noi siamo sempre in contatto con CNA, Coldiretti e sindacati vari e siamo pronti ad intervenire, a titolo gratuito, se ci invitano”.

Falconieri, però, su un punto è categorico. “Vero che, per la maggior parte, si tratta di scarti vegetali, ma spesso, in mezzo, ci sono cassette, polistirolo, laccioli di plastica, contenitori di fitofarmaci, oggetti metallici e quando vanno in fumo il minimo che rilasciano nell’aria è l’ossido di carbonio”.

“Molte sono state le telefonate arrivate alla nostra Sala Operativa di gente che accusava problemi di respirazione e malesseri a causa dei fumi inspirati” denuncia l’Ispettore Superiore Antonio Terribile, Responsabile U.O.1 del Nucleo Ambientale della Polizia Provinciale. “Molte sono state anche le segnalazioni pervenute da turisti che lamentavano la presenza di cortine di fumo che rendevano l’aria irrespirabile. Ogni anno, in primavera, cerchiamo di spiegare ai produttori, soprattutto a quelli del versante ipparino, come comportarsi per non incorrere in sanzioni.
La cosa più giusta sarebbe conferire gli scarti nei centri di compostaggio ma, in mancanza di questi, li si può triturare e spargere nel terreno come concimante”.