I “derivati” nei Comuni: il caso di Modica

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Ora che lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena ha riacceso i riflettori sul problema dei famigerati “derivati”, un fascio di luce si allunga anche sull’utilizzo di questi strumenti finanziari da parte dei Comuni.

Negli anni scorsi, infatti, sono stati moltissimi gli enti locali (Regioni, Province, Comuni) che hanno fatto ricorso ai cosiddetti “swap”.

 

Oggi le cronache regionali sono tornate sull’argomento, aprendo un focus sui Comuni siciliani (vedi la rassegna stampa di oggi) e tirando fuori dal cassetto una “Indagine sull’indebitamento degli enti locali e sulla finanza innovativa in Sicilia”, elaborata dal dott. Francesco Vitiello della Sezione di controllo della Corte dei Conti per la Regione Siciliana e approvata più o meno un anno fa (per chi ha dimestichezza con l’argomento, qui è disponibile l’intero testo).

Dall’indagine emerge che nel 2010 c’erano 50 Comuni siciliani indebitati con i derivati (in alcuni casi fino al 2036), per un debito complessivo di circa 3 miliardi e mezzo (più i 4 miliardi della Regione Siciliana).

 

In Provincia di Ragusa i Comuni che in passato hanno aderito a contratti di derivati sono stati: Chiaramonte Gulfi, Giarratana, Monterosso Almo, Pozzallo, Comiso e Modica.

 

Nella relazione della Corte dei Conti, è proprio il caso di Modica che viene segnalato in modo particolare (insieme a Torretta, Avola, Carini, Mazara del Vallo, Pace del Mela, Leonforte, Grotte e Messina) per l’utilizzo di alcune “opzioni vietate”.

In generale, a tutti questi Comuni è stato corrisposto un “premio di liquidità” iniziale, al momento dell’adesione ai contratti Swap: ma è proprio questa prospettiva di liquidità – che aveva indotto molti amministratori a scegliere questi strumenti – che ora viene considerata dalla Corte dei Conti come una “forma atipica di indebitamento”, non utilizzabile per il finanziamento della spesa corrente (com’è invece stata utilizzata da tutti).

In particolare, il Comune di Modica aveva ottenuto una liquidità iniziale di 1.043.000 € (721.000 € da Bnl, nel 2003 e 322.000 € da Unicredit nel 2007). In cambio, i contratti erano stati stipulati a lunghissimo termine – fino al 2032 – e per tutto questo tempo il Comune sarebbe rimasto esposto a tutti i rischi delle variazioni al rialzo dei tassi di interesse: la Corte dei Conti solo ora evidenzia questo pericolo, a cui gran parte dei nostri Comuni sono ancora legati.

Il Comune di Modica ha tuttavia deciso di estinguere gli Swap alla fine del 2011, approfittando del fatto che il valore da corrispondere per la risoluzione anticipata fosse al minimo storico: “appena” 217.750 € (18.000 € per Bnl e 199.750 € per un Unicredit), quando appena un anno prima ce ne sarebbero voluti quasi 800 mila. L’Amministrazione comunale spiegò questa decisione avendo valutato – fu dichiarato allora – che i rischi per il Bilancio del Comune fossero di molto superiori alle possibilità, come del resto la stessa Corte dei Conti già cominciava a indicare.