La tragedia di Vittoria che unisce Nord e Sud

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Cosa insegna il dramma di Giovanni Guarascio, il muratore di Vittoria, morto dopo essersi dato fuoco per  cercare di salvare la sua casa venduta all’asta per un debito di diecimila euro? Una lezione tragicamente assurda: la disperazione non ha confini regionali. Ha le stesse caratteristiche in tutto il nostro Paese, da Nord a Sud. In questa vicenda non c’è nessuna differenza di lingua, di dialetto, di consuetudini. Dalla Sicilia al Veneto, gli imprenditori, gli operai, i padri di famiglia non trovano altra soluzione alle loro difficoltà economiche se non un gesto estremo, una sorta di catarsi delle ingiustizie sociali che vengono alla luce quotidianamente e che, purtroppo, diventano insopportabili per molte persone. La disperazione che unisce Nord e Sud d’Italia è una triste realtà: il bene e il male, il cinismo e l’indifferenza, le rigide regole del sistema bancario e la ricerca della solidarietà, i gesti estremi e gli atti di eroismo si annullano nella nebbia di reazioni rabbiose e dimostrative.  
“Un dramma frutto della disperazione e di cui hanno fatto le spese delle persone innocenti, con un grande atto di eroismo di un giovane poliziotto che non ha esitato a mettere in pericolo la sua vita per salvare quella di un uomo disperato”. “Giovanni Guarascio – continua l’avvocato Artini – faceva il muratore, ha faticato una vita. Da qualche tempo, però, lavorava solo saltuariamente e i soldi non sempre bastavano per i bisogni della moglie e delle due figlie, una di 33 anni e l’altra di 28, che vivevano in quella casa di via Brescia realizzata con un prestito che il capofamiglia non era riuscito ad onorare del tutto. Nel 2001 era iniziata la procedura della banca creditrice per recuperare diecimila euro. Un iter concluso con la vendita all’asta dell’abitazione, ancora da completare, e l’acquisto dell’immobile, per 26.000 euro, da parte di un giovane di Scoglitti. Il signor Guarascio teneva molto a questa casa, vi ha lavorato anche lui. La vendita all’asta è stato un colpo troppo duro. Con il nuovo proprietario si stava tentando una mediazione. La famiglia Guarascio chiedeva tempo fino a dicembre. Era disposta a pagare un affitto mensile all’acquirente nella speranza di trovare, nel frattempo, i soldi necessari per ricomprarla”. Ma il senso di disperazione non ha aspettato soluzioni razionali.