Per rilanciare il centro storico occorrono adeguate strategie urbanistiche

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“Riqualificare il centro storico di Modica, rilanciare opportunamente il settore dell’edilizia, cambiare il piano regolatore generale che risulta essere, nelle sue previsioni, assolutamente vessatorio. E’ il nostro obiettivo – afferma il candidato sindaco Marisa Giunta – e sarà quello del nostro futuro ‘Assessorato al Territorio’, come abbiamo deciso di chiamare la delega che raggrupperà tutti gli interventi destinati all’urbanistica, ai lavori pubblici, al centro storico. Il punto di partenza è la sostenibilità degli interventi. Una nuova formula destinata al rilancio del settore edile in crisi, ma senza ipotizzare nuove pratiche di lottizzazione dei comparti agricoli che se hanno avuto il merito di trainare il settore, nei fatti hanno comportato però un’enorme consumo del suolo a danno delle attività agricole”.

La situazione attuale è assolutamente particolare da un punto di vista urbanistico perché dalla città si passa alla campagna attraverso una sorta di agro-periferia che ha trasformato il paesaggio rurale. Infatti nella città-campagna modicana negli ultimi anni sono sorti tanti piccoli insediamenti sparsi, di certo non organicamente integrati a un paesaggio rurale che rappresenta un ambito specifico del paesaggio ibleo, data la presenza di un patrimonio storico consistente fatto di ville, casolari, recinti, portali.

“Gli effetti di questo fenomeno – continua – sono stati in primo luogo la dispersione delle opere di urbanizzazione e dei servizi pubblici su un’area troppo vasta, che ha prodotto un forte aumento della spesa pubblica sulle reti di servizi, l’inefficacia dei servizi di trasporto pubblico urbano e sub-urbano e un uso massiccio delle automobili. A questo si è aggiunto lo svuotamento della città con conseguente abbandono del centro storico e degrado degli edifici pubblici e dei beni monumentali, che il Comune non è stato in grado di arginare mancando le risorse necessarie, oltre che una precisa strategia in proposito. Ritengo che un patrimonio storico dal potenziale tanto grande debba essere rivitalizzato puntando su quelle attività di ricerca e di studio che trasformano una qualsiasi città di provincia in un polo culturale vivo”.

La vocazione di Modica, una città culturalmente molto aperta, deve essere quella di polo culturale innovativo.

“L’obiettivo – spiega – è di realizzare un centro di studi storico-urbani in grado di portare avanti e sostenere la ricerca sui temi di paesaggio e beni culturali. Un polo di ricerca in grado di attirare l’interesse delle Università italiane e straniere e accogliere studiosi da tutto il mondo, che possa dare, attraverso la riscoperta della memoria, nuova luce alle ricchezze che la città e il territorio custodiscono. L’enorme patrimonio di edifici pubblici potrebbe inoltre recuperare un uso culturale e scientifico permanente, perché sul modello di questo centro studi si potrebbero istituire altri centri di ricerca sui temi dell’innovazione nelle città storiche e nel paesaggio ibleo, incrociandolo con tematiche inerenti ad esempio all’energia, alla mobilità, al restauro, all’arte. Infatti la crisi dell’Università Italiana ci spinge a credere che il modello formativo attuale sarà presto superato da un modello nuovo, basato sulla formazione permanente iper-specializzata, pertanto muoversi in anticipo può essere una strategia vincente sul medio-lungo periodo. Ritengo inoltre importante programmare un serie di eventi culturali in grado di coinvolgere tutta la popolazione per ottenere maggiore coesione sociale. L’uso culturale di tali spazi è uno strumento importantissimo per la promozione culturale dei cittadini e per il potenziamento dei valori identitari nuovi e tradizionali, purché venga affiancato da un’adeguata strategia di riqualificazione degli spazi urbani che parta dal centro storico e investa tutto il territorio comunale. Ma non devono essere trascurate anche attività di carattere più popolare, dai contenuti più accessibili anche per le classi culturalmente più deboli, rinunciando a eventi di livello troppo sofisticato, che finiscono per non essere né comprese né apprezzate dalla maggioranza dei cittadini. Questo grande patrimonio edilizio deve però fare i conti con un territorio che presenta un elevato grado di rischio sismico, e pertanto necessita di essere adeguato con la redazione di un Piano di Recupero Urbano. A questo va aggiunta la necessità di incentivare il restauro e la ristrutturazione sostenibile del patrimonio edilizio esistente attraverso strumenti quali i piani particolareggiati e favorendo la conseguente semplificazione burocratica. Pensiamo ai programmi integrati d’intervento (PIT), che costituiscono un nuovo strumento di gestione della trasformazione urbanistica, e ai progetti urbani complessi (PUC), che comprendano la redazione e l’adozione dei piani particolareggiati (PP), con cui configurare un processo che regoli le attività speculative”.

Gli interventi sull’edilizia storica devono essere regolati da un codice normativo che scaturisca da momenti formativi tra tecnici e maestranze, in cui sia dato spazio anche a soluzioni tecniche a basso costo, ma con livelli di qualità conformi agli standard contemporanei.

“Sarebbe utilissimo- conclude – incentivare la costituzione di un consorzio di piccole e medie imprese edili disponibili a realizzare gli interventi a costi prefissati, includendo anche pratiche di auto-costruzione, cioè in cui gli stessi abitanti prestano opera nell’attività di ristrutturazione, seguiti da tecnici in grado di garantire gli standard di qualità e di sicurezza. Inoltre regole chiare in termini di soluzioni tecniche e dettagli architettonici degli interventi di ristrutturazione degli edifici, proprie di strumenti normativi come i piani particolareggiati, potrebbero semplificare i processi burocratici e rendere più facili e sicuri gli investimenti. Infine la massima attenzione su Modica Alta che vogliamo rilanciare il più possibile. Pensiamo infatti alla riqualificazione degli spazi comuni e delle strutture esistenti per offrire una nuova funzione sociale. Penso alla creazione di centri polivalenti e a spazi che possano diventare delle gallerie d’arte moderna. Dobbiamo creare la giusta attrattiva su Modica Alta per troppi anni dimenticata dalla pubblica amministrazione”.