Il ritorno a scuola

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IL CHIARO
 
L’ “addio all’estate” ė stato ormai decretato. Il classico rituale con cui si saluta la stagione estiva, coincide, anche quest’anno, con la riapertura delle scuole.
La ripresa è sempre difficile ed è fonte di stress anche per i piccoli studenti.
Molte sono le strategie che gli adulti possono adottare per aiutarli alla ripresa dei ritmi, ad esempio:
– farli andare a letto prima del consueto, nei giorni antecedenti la riapertura delle scuole, al fine di garantire loro una ripresa del ritmo sonno-veglia che sia compatibile con l’orario scolastico;
– preparare abiti e zainetto con l’occorrente, per tempo, magari il giorno prima, in modo da consentire all’alunno di prepararsi psicologicamente, oltre che praticamente, al ritorno sui banchi;
– prestare attenzione all’alimentazione, specie incoraggiando il proprio figlio a fare una buona ed abbondante colazione.
Queste le consuete indicazioni degli esperti (psicologi, nutrizionisti, educatori) ed in molti casi questi piccoli accorgimenti da soli bastano a favorire i più o meno piccoli alla ripresa scolastica.
 
LO SCURO
In alcuni casi, però, si rende necessario sostenere i propri figli con qualche strumento in più, specie se, durante la fine del riposo estivo, si riscontrano irritabilità, nervosismo, manifestazioni di ansia, come risvegli notturni, enuresi, tic…
Innanzitutto, un genitore potrebbe tentare di infondere entusiasmo verso la riapertura delle scuole, sostenendo il proprio figlio all’autonomia, con un atteggiamento rassicurante e fiducioso (se il bambino è piccolo, fargli acquisire autonomia nel vestirsi o nutrirsi da solo, o comunque consentirgli di conquistare nuove libertà).
Stimolare e “accendere” la passione verso le nuove conoscenze e abilità che si acquisiranno durante il nuovo anno scolastico, potrebbe essere utile, ma, ancor di più, può risultare importante anche stimolare il bambino/ragazzo alla socializzazione, permettendogli di organizzare delle riunioni tra compagni o facendogli frequentare luoghi di aggregazione (ad esempio oratori, centri di incontro giovanile,  centri parrocchiali, attività sportive…).
Un altro escamotage potrebbe essere di fare in modo che l’alunno vada a scuola con uno o un gruppetto di compagni: in questo modo sarà più facile il confronto e la condivisione della pesantezza della ripresa (per la serie: condividere un peso, aiuta a percepirlo più leggero!).
Soprattutto, però, è importante aiutare i propri figli a manifestare le loro emozioni, i vissuti interiori, le loro paure e le eventuali preoccupazioni.
Se si tratta di bambini più piccoli, bisogna considerare il pianto come normale e non una manifestazione da bloccare o da giudicare come inopportuna.
In questi casi, un atteggiamento tranquillo e sereno ad parte del genitore consentirà al figli di tranquillizzarsi e affrontare la separazione dall’ambiente domestico con maggiore sicurezza.
Se nei primi giorni l’alunno appare svogliato, non recriminarlo, ma tentare, casomai, specie all’inizio, di affiancarlo mentre svolge i primi compiti per casa assegnatigli.
Ricordarsi, quindi, che riprendere i ritmi gradualmente è la migliore strategia possibile, specie per menti e corpi che devono riabituarsi per gradi a stare fermi e seduti per parecchie ore.
Infine, può essere utile ricordare che i figli (bambini o ragazzi che siano) sono molto bravi a cogliere gli stati d’animo degli adulti: se un genitore ha fiducia nelle possibilità del figlio, già ciò può sostenerlo a superare le difficoltà del rientro.
Se invece il genitore avverte dentro sé timore o addirittura dolore in prossimità della separazione (questo vale specie coi più piccoli), il bambino percepirà tale ‘dolore’ dei genitori e può vivere l’ingresso nel nuovo mondo scolastico con senso di colpa.
 
 
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La rubrica “ChiarOscuro” è curata dalla dott.ssa Daniela Maimone, psicologa e psicoterapeuta    www.psicologiaepsicoterapia.it

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