Chiude l’asilo San Giuseppe, dal 2014 tutti all’asilo “Madonna delle Grazie”

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Dal gennaio 2014 l’asilo nido San Giuseppe a Ispica non esiste più. Lo ha stabilito la stessa Giunta Municipale, con una delibera dello scorso dicembre, con cui ha votato per la chiusura di questo asilo e l’accorpamento in un’unica struttura, l’asilo “Madonna delle Grazie” sito in via Sardegna, 13.

La decisione deriva, tra le altre cose, dai tagli resi necessari dallo stato di dissesto finanziario e in particolare dalla necessità sia di ridurre i costi sia di ottimizzare l’impiego del personale. Dato l’esiguo numero di bambini, si è quindi preferito l’accorpamento: nel nuovo asilo, già dal 7 gennaio, sono presenti 22 bambini, con 6 unità di personale assistente e 3 di personale ausiliario.

La scelta dell’Amministrazione Rustico non ha mancato di sollevare polemiche, a cominciare da quelle di Gianni Stornello (Pd): “Può darsi che la decisione fosse inevitabile. Ma manca nel provvedimento di chiusura il conto economico della struttura: quanto costava e quanto ricavava, considerato che parliamo di un servizio sociale di capitale importanza. E che la spesa per il personale non si riduce, visto che assistenti ed ausiliari vengono solo spostati, essendo a tempo indeterminato. Credo sia un diritto di tutti noi cittadini e delle famiglie avere un resoconto dei costi di gestione, sapere se sono stati fatti tutti i tentativi possibili per garantire un servizio primario. Un Comune è un Comune. Non è un’impresa.  Ecco, partendo da questo e prima di sopprimere un asilo nido necessario proprio perché siamo in un periodo di crisi nera come la pece, occorreva mettere in campo altre iniziative di contenimento della spesa, di risparmio delle poche risorse disponibili, di taglio degli sprechi, di eliminazione dei capricci, di alienazione del patrimonio, di gestione diretta di quelle attività date all’esterno (visto che il personale comunque c’è e lo si deve retribuire). A questo punto qual è la differenza fra un asilo nido pubblico ed uno privato? A meno che l’obiettivo non sia proprio questo: dirottare le famiglie che l’asilo possono mantenerselo verso i privati. Quelle che non possono? Ci pensano i nonni!“.