Un video incastra quattro presunti scafisti

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L’alba di un nuovo giorno, nella terra tanto sperata, è stata immortalata da un immigrato nello sbarco di ieri, proprio per ricordarsi di questo momento. Un video che, insieme ad alcuni scatti compiuti, l’immigrato stava visionando dopo essere stato messo in salvo, insieme agli altri disperati, a bordo della nave della marina militare che li ha condotti al porto di Pozzallo. Passaggio che non è sfuggito ad un poliziotto che, rassicurando il giovane, si è fatto consegnare il cellulare. E’ stato proprio questo video, evidentemente girato nella parte superiore del peschereccio, ad incastrare i quattro presunti scafisti. Il video infatti non lo si sarebbe potuto realizzare sotto coperta, dove in un primo momento i clandestini avevano dichiarato di aver compiuto il viaggio, proprio per evitare qualunque tipo di collaborazione con le forze dell’ordine in riferimento alle modalità di sbarco e all’organizzazione che lo aveva gestito. Gli uomini della squadra mobile, i carabinieri e i finanzieri, dopo oltre dieci ore di fitte indagini, hanno individuato e fermato i quattro presunti scafisti, tre tunisini e un siriano. Sarebbero stati loro a condurre il peschereccio con a bordo 362 clandestini, tra cui vi erano centinaia di minori, molti dei quali neonati. La perquisizione fatta nei primi istanti dello sbarco ha permesso di acquisire importanti elementi probatori, in quanto tutti gli arrestati avevano telefoni cellulari ed anche in questo caso dalla lettura degli sms è stato possibile appurare che gli stessi avevano ricevuto dei pagamenti elettronici. Il contenuto degli sms debitamente tradotti dalla lingua araba, ha consentito di raccogliere fondamentali elementi di prova a carico dei quattro, che saranno trasmessi in Procura. Uno dei quattro, è stato appurato dagli investigatori, aveva numerosi precedenti penali ed altri ingressi irregolari in Italia.

Questa volta – hanno spiegato gli inquirenti –  i testimoni sarebbero stati minacciati al momento della partenza e durante la traversata, tanto che non intendevano collaborare in alcun modo ma alla fine, si sono convinti a fornire dettagli utili al proseguo dell’attività di indagine.