Consorzi, l’intervento in aula di Antonio Ruta: “No all’argomento dello scippo ragusano”

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antonio ruta modica

Io non sono aprioristicamente contrario alla creazione del consorzio di Modica, ma permettetemi di coltivare il dubbio, prima di assumere e proporre una posizione definitiva in merito.

Ed allora.

Da cosa nasce l’idea secondo cui Modica dovrebbe andare “altrove”, lasciando quelli che, nel bene o nel male, sono stati i suoi compagni di viaggio per quasi un secolo? Forse, da un sentimento di riscatto per tutte le occasioni mancate, per tutto ciò che, secondo alcuni, ci è stato tolto in 80 anni di storia, a cominciare dal ruolo di capoluogo?

No! Mi si consenta di dissentire e di prendere le distanze da chi avanza l’argomento dello “scippo ragusano” per giustificare la volontà di andare da soli, da chi avanza un argomento elementare, che suscita, in me per primo, un comprensibile moto d’orgoglio, ma che non può e non deve essere usato ai fini di una scelta fondamentale per noi e per le future generazioni.

 

 

 

 

Personalmente, poi, non credo affatto alla tesi del “saccheggio modicano” perché, diversamente facendo, sarei costretto ad ammettere il fallimento di una certa classe dirigente cittadina, quella che ha contribuito a governare il territorio ibleo, anche e soprattutto dall’interno dell’ente provinciale, la stessa classe dirigente  che, pur avendo ricoperto fino a ieri ruoli istituzionali in Provincia, oggi grida vendetta, la stessa classe dirigente alla quale dovremmo chiedere, allora, cosa ha fatto dagli scranni del consiglio provinciale per impedire che Modica venisse “defraudata”.

 

E Poi.

In questi ultimi giorni si é parlato di “nuove prospettive”, di “sfide per il futuro”, di “sviluppo del turismo”, di una “nuova occasione per Modica”, ma nessuno ha spiegato in concreto quali saranno gli strumenti attraverso cui potremo portare avanti queste “sfide”.

Di fronte a tanta genericità, quindi, ho voluto leggere il testo della legge istitutiva dei consorzi, per capire cosa essi dovrebbero essere e per conoscerne il funzionamento.

Ho appreso che i Liberi Consorzi rappresentano un atto di volontaria adesione di Comuni legati tra loro dal vincolo della continuità territoriale.

Un presupposto indefettibile, quest’ultimo, che ci lega, ci piaccia o no, anche a Ragusa e agli altri comuni dell’ex provincia.

Quello dei liberi consorzi è un progetto di solidarietà, rispetto al quale i Comuni consorziati dovranno fare fronte sia con risorse proprie che attraverso trasferimenti regionali, anche se la legge si guarda bene dal definire i criteri di ripartizione dei trasferimenti finanziari, ciò che rende assai accidentato il percorso di costruzione, di sopravvivenza e di funzionamento di un ipotetico consorzio dalle dimensioni medio piccole, la cui popolazione sarebbe inferiore di quasi 1/3 rispetto a quella della soppressa provincia di Ragusa.

Questo non significa affatto che dobbiamo necessariamente guardare al passato, però, prima di ingenerare facili entusiasmi, dobbiamo prendere atto che le intenzioni del legislatore regionale sono tutt’altro che chiare e che il futuro dei Consorzi non è tutto scritto all’interno della legge istitutiva.

 

Ed ancora.

Credo sia opportuno sottolineare che, secondo la legge regionale, i comuni capofila non rappresenteranno affatto un surrogato dei vecchi capoluoghi e che Modica, è bene dircelo chiaramente, non sarà nulla di assimilabile, nemmeno lontanamente, ad un capoluogo di provincia.

Dire il contrario significa dire una cosa non vera.

Ed infatti.

I Liberi Consorzi saranno dotati di organi di autogoverno, i cui componenti verranno nominati attraverso un sistema elettivo che esclude qualsiasi automatismo tra la rappresentanza del Comune capofila e quella del Consorzio.

Come può, quindi, Modica costruire il suo ruolo di guida del territorio senza avere la certezza di assumerne la direzione?

Permettetemi di riprendere Raffaele Poidomani, recentemente ricordato dall’amica Concetta Bonini, quando affermava che non è con il sentimento di vanitoso campanilismo che si costruisce la leadership di una città, ma attraverso la capacità di essere guida in un percorso di crescita e di sviluppo di un intero territorio, e questo a prescindere dal ruolo nominalmente assunto di città capoluogo o di Comune Capofila.

Questa capacità di essere guida, Modica può e deve conquistarsela puntando all’autorevolezza del suo popolo, alla selezione della migliore classe dirigente, all’intraprendenza della sua classe produttiva ed imprenditoriale, all’altissimo profilo di civiltà e di cultura che da sempre ha contraddistinto la nostra comunità cittadina.

A questo punto l’obiettivo è quello di ottenere un riconoscimento sostanziale e non solo formale, un riconoscimento che può e deve essere conseguito senza fare ricorso a bizzarre soluzioni dal sapore pericolosamente autarchico e che,  paradossalmente, ci stanno spingendo in una direzione contraria rispetto alla nostra stessa volontà di affermazione territoriale.

Penso all’assenza della nostra città dal Comitato Scientifico del Distretto del Sud Est, di cui fanno parte Siracusa e Ragusa e che avrà sede nel comune ex capoluogo.

Penso all’assenza, ancor più grave ed immotivata, all’incontro organizzativo di Expo 2015.

Due brutte pagine di storia contemporanea!

 

In ogni caso.

Mi auguro che da questo dibattito emerga una posizione di buon senso, per affrontare al meglio il prossimo futuro e le esigenze del nostro tempo, per dare risposte tempestive al nostro territorio, oggettivamente castrato da un’atavica insufficienza di infrastrutture.

Credo, anzi, che proprio il tema delle infrastrutture, autostrada, ferrovia, porto, aeroporto, prima di ogni altro, debba essere il filo conduttore che UNISCE i destini dei Comuni dell’ex provincia di Ragusa e di molti altri Comuni del sud-est, in una logica di aggregazione FORTE AMPIA, INCLUSIVA.

Ma se anche Modica dovesse decidere di andare verso altre direzioni, prediligendo la logica dell’esclusione, della divisione, sfidando e forzando il presupposto stesso dell’esistenza del consorzio e cioè il vincolo della continuità territoriale, credo, per il bene di tutti, che lo si debba fare cambiando strategia, scendendo dallo scranno dell’autoreferenzialità e porgendo la mano CON UMILTA’ a tutti i Comuni dell’ex provincia di Ragusa e di Siracusa, ai quali siamo legati, sia pure con connotati diversi,  dalla stessa cultura, dalle stesse risorse turistiche e ambientali, dalle stesse bellezze artistiche e monumentali.

É iN nome di questa identità, in nome di questo irrinunciabile spirito di appartenenza a tutto il Sud Est siciliano, che oggi chiedo, come  modicano, alle massime Istituzioni cittadine, qualunque sia la loro scelta, di affrontare questa nuova avventura con onore, per il buon nome di Modica, per il buon nome della nostra brava gente.

Grazie

 Antonio Ruta