Caso “Santa Maria”. La sorgente d’acqua vincola 425 ettari di terreni

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Ricomincia il braccio di ferro tra la Siam, la società che gestisce l’imbottigliamento delle acque della sorgente Santa Maria, e i residenti di contrada Zappulla, che nei giorni scorsi si sono costituiti ufficialmente in comitato: pur non rivolgendo direttamente all’azienda le loro proteste, intendono fare di tutto nei confronti delle autorità pubbliche per ottenere la riduzione del vincolo ambientale che, nei fatti, secondo i privati va a ledere i loro diritti di proprietà.

“Lo scopo del comitato Zappulla” spiega la presidente Raffaella Pinzero “è quello di sottrarre la popolazione residente nelle contrade ricadenti nei Fogli di mappa n. 145, 146, 147 al vincolo derivante dallo sfruttamento dell’acqua Santa Maria, e qualora ciò risulti impossibile, di ottenere il ridimensionamento del vincolo secondo i limiti di legge, ex decreto legislativo 152/2006, e nel rispetto della proprietà privata. Inoltre, intendiamo individuare le misure idonee ad un adeguato sfruttamento dei terreni limitrofi da parte della proprietà, nonché identificare protocolli e interventi tali da assicurare che da parte delle autorità pubbliche siano esercitati un costante monitoraggio e vigilanza sul loro funzionamento”.

“Stiamo parlando di 425 ettari di terreni coinvolti” spiega ancora la Pinzero “e di più di 400 famiglie interessate, i cui diritti a nostro avviso sono stati lesi. Finora abbiamo trovato solo muri di gomma, anche nell’amministrazione comunale. Per questo ci siamo già rivolti a un avvocato per avere accesso ai documenti riguardanti la concessione per lo sfruttamento della sorgente e intendiamo spingerci fin dove sarà possibile. Intendiamo promuovere ogni iniziativa utile e necessaria volta a tutelare il territorio, l’ambiente, la salute dei cittadini attraverso la partecipazione attiva della comunità locale, cominciando con l’organizzare campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di tutti gli organi istituzionali che abbiano il potere di intervenire in maniera diretta o indiretta per garantire la tutela del diritto di proprietà dei cittadini e con il coordinare la nostra azione con quella di altri comitati e associazioni che a livello locale, regionale e nazionale perseguono analoghe finalità”.

La proprietà della Siam, dal canto proprio, preferisce restare fuori dalla polemica, ricordando tuttavia che è il Distretto minerario di Catania a mettere i paletti all’eventuale sfruttamento dei terreni, proprio per preservare la purezza della sorgente, che resta di proprietà della Regione, secondo la normativa vigente: i controlli vengono effettuati ogni anno. Non è la prima volta, del resto, che questo problema viene posto anche pubblicamente, senza che finora i vincoli siano mai stati ritoccati.
La Regione peraltro proprio con la finanziaria 2013 ha affrontato la materia, elevando notevolmente le tariffe per i diritti annui di estrazione delle acque minerali naturali e di sorgente. Il “risvolto” della medaglia, peraltro, è che lo stabilimento in questione è senz’altro un pezzo di storia imprenditoriale del territorio, che, tra dipendenti e indotto, dà lavoro a centinaia di famiglie modicane.

[Fonte: La Sicilia]